PLATEASono passati trentacinque lunghi anni dal terribile terremoto che sconvolse l’Irpinia. Sabato 21 novembre l’Ugl ha voluto ricordare, con un minuto di silenzio, le vittime del sisma del 23 novembre 1980 e quelle dell’attentato a Parigi ad apertura del convegno su “L’utilizzo del territorio tra trivellazioni petrolifere e produzioni di qualità”. A fare da cornice all’evento la sala convegni del Carcere Borbonico di Avellino dove l’Ugl ha alimentato un ricco confronto con esponenti della politica locale, con le istituzioni e le associazioni.
“Parlare di trivellazioni in questa Provincia – precisa Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl – equivale sicuramente a violare un territorio ad alto rischio sismico ed idrogeologico e il dibattito aperto qui ad Avellino, dimostra che il confronto su questo tema è più che mai necessario.
Un sindacato può incentivare il dibattito su questo tema – prosegue il numero uno dell’Ugl – aprire un confronto, che lasci alla popolazione la facoltà di una scelta non ideologica ma consapevole, e’ indispensabile. L’Irpinia, la Campania, l’intero Sud ha bisogno di più attenzione – continua – sul tema del rispetto ambientale e su altre problematiche che affliggono questo pezzo d’Italia. L’Ugl ha concluso proprio la scorsa settimana un’importante iniziativa per il rilancio del Mezzogiorno, il Sud Act, attraverso la quale abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con il mondo politico regionale e nazionale sulle difficoltà che paralizzano il Sud. Non vogliamo sostituirci alla politica questo mai. Ma è giusto evidenziare che il Governo e’ stato totalmente assente nelle scelte e per le esigenze del Mezzogiorno”.
A rafforzare il pensiero del segretario generale è stato Costantino Vassiliadis, segretario provinciale della Utl Ugl Avellino, con la sua relazione: “le trivellazioni costituiscono una mortificazione che evidenzia quanto non è stato fatto per questa provincia. Ed è forse proprio da qui, dal questo territorio dimenticato, che occorre ripartire e puntare sulle reali vocazioni di un territorio messo già da troppo tempo a dura prova”.
Protagonista indiscusso del confronto è stato il prof. Tommaso Pagliani, Ricercatore Centro di documentazioni conflitti ambientali. La sua, una dura analisi sui rischi ambientali, sanitari e socio- economici derivanti da petrolio che richiama non solo alle analisi ambientali ex post sulla petrolizzazione della Val D’Agri, ma anche a quelle relative il recentissimo caso di Ombrina, sulla costa abruzzese dei trabocchi. “Nel caso del petrolio a Gesualdo – precisa Pagliani – è chiaro che oltre al pozzo dovranno immediatamente essere create anche le strutture di supporto volte a desolforare gli idrocarburi prelevati. Si parla, quindi, di Centro Olio e di eventuali oleodotti per il trasporto alle raffinerie più vicine. E i rischi, non sono solo quelli connessi all’eventuale contaminazione di suolo (oil spill – oil spray) e acque, ma anche di possibili blow out (caso Monte Alpi 1 Est in Val D’Agri) o rottura degli oleodotti (caso Viggiano- Taranto, caso California nel ’94). La necessità è quella di una ‘base line’, o punto zero, che certifichi lo stato delle matrici ambientali ante operam, nonché controlli successivi. Senza contare – rimarca l’esperto – la perdita complessiva di valore di immobili e terreni, oltre che i danni alle produzioni agricole”.
“L’Irpinia – prosegue durante il suo intervento l’On. Renata Polverini (FI), Vice Presidente Commissione Lavoro Camera dei Deputati – porta ancora addosso i terribili segni del terremoto ed è provato la connessione tra trivellazioni e rischio sismico Tra l’altro, i guadagni che potrebbero arrivare dalle trivellazioni non giustificherebbero il sacrificio del territorio irpino e delle sue popolazioni. Le produzioni agricole, specificità di questa provincia, sono in contraddizione con le trivellazioni ed, anzi, sarebbero da rilanciare. Sosteniamo, invece, le energie alternative: esistono territori in rivolta, non solo in Irpinia ma anche in Puglia, che lottano per non veder deturpato il proprio territorio”.
Al dibattito era presente anche Goffredo Pesiri del comitato No Trivellazioni Petrolifere in Irpinia che, durante il suo intervento, ha ribadito: “Il problema delle trivellazioni nasce dalla mancanza di norme di governo del territorio, dall’assenza di norme esplicative del Ptr o di un Piano Energetico Ambientale Regionale coerente. E queste, ed è importante sottolinearlo, sono prerogative assolutamente politiche. Quando il ‘Progetto Gesualdo 1’ e l’idea stessa di metter su un pozzo petrolifero a 200 metri dalle case erano al vaglio della Regione, qualcosa in più si poteva anche fare per tamponare le conseguenze. Ora che, invece, sarà il Ministero a decidere entro diociotto mesi, è tutto drammaticamente complicato. Auspichiamo che quelle leggi di governo del territorio che non si è voluto o potuto attuare prima, vengano comunque al più presto concretizzate”.
Ricco, quindi, il parterre di ospiti che ha arricchito il confronto moderato da Nicola Di Iorio, esperto di sviluppo locale. Hanno presenziato all’evento anche Monsignor S.E. Francesco Marino, Vescovo di Avellino, Domenico Gambacorta, Presidente Provincia Avellino e Vincenzo Femiano Reggente Regionale Ugl Campania e una delegazione della segretaria confederale dell’Ugl, insieme anche ai segretari nazionali di vari comparti.
Il senatore Cosimo Sibilia, senza giri di parole ha ricordato di tutte le azioni poste in essere a difesa del territorio.
“Quando tutti volevano l’Irpinia la pattumiera della Campania mi sono opposto fermamente. Per difendere la mia provincia mi sono messo di traverso anche contro il mio stesso partito. Quando ho portato delle istanze in Regione sono rimaste inascoltate. Credo che ricordate tutti la porta chiusa in faccia a sindaci, vescovi e cittadini irpini quando contestavamo il piano ospedaliero. Questa chiusura totale ha prodotto la sconfitta recente, di cui i numeri più grandi si sono registrati in questa provincia. Restituiamo al nostro territorio le sue peculiarità, ma soprattutto ammettiamo che con la cancellazione delle province si è fatto un grande errore: il Governo Monti è stato catastrofico. Non si può immaginare che 118 comuni irpini interloquiscano direttamente con la Regione”.
Presenti anche gli altri rappresentanti sindacali irpini: Vincenzo Petruzziello, Mario Melchionna e Luigi Simeone. Per Petruzziello (Cgil) “Se di Patto dello Sviluppo si parla lo dobbiamo a Cosimo Sibilia ai tempi della sua presidenza in Provincia che ci ha messo la faccia”. Critico con il Governo anche Melchionna della Cisl: “Non ho tessere di partito e posso dire che il Sud è fuori dall’agenda politica che quando c’era Caldoro ogni giorno era in atto una guerra civile, mentre ora non si emette fiato. Se pensiamo davvero che sia il colore politico a determinare la risoluzione dei nostri problemi io non ci sto. Basta immaginare un Mezzogiorno distante dalle sue vocazioni e basta convegni autoreferenziali, in cui permettetemi ci ritroviamo solo noi fessi del Sud”.
Il segretario della Uil, Luigi Simeone, a chiusura delle forze sindacali, ha ribadito che “c’è il rischio di fare tutti lo stesso mestiere, nel senso che si attribuiscono ai sindacati meriti e demeriti impropri. Il nostro tavolo non ha il potere di produrre atti, tra il dire e il fare c’è di mezzo la politica. La politica per assurgere al suo dovere deve fare autocritica e riflettere, prendendo in considerazione tutte le parti”.
Più incisivo nel merito del progetto ‘Gesualdo- 1′ è l’ex Presidente del Consiglio regionale campano Pietro Foglia: “Finalmente, dopo quattro anni, abbiamo scoperto che le responsabilità per la questione petrolio in Irpinia non sono della Regione ma della legge Sblocca Italia. Noi ci siamo opposti ricorrendo direttamente alla Corte Costituzionale. Oggi sento parlare di referendum. Ebbene, mi auguro che la strada sia quella giusta, ma mi chiedo: quali sono i tempi? Non vorrei che ci trovassimo le società pronte a trivellare e il referendum ancora al vaglio della Corte di Cassazione – e aggiunge- Siamo passati dai campi di sterminio allo sterminio dei campi. I sindacati dovrebbero sicuramente mettere le identità e le prospettive di questo territorio al centro del Patto dello Sviluppo. Ci ritroviamo con Asi infrastrutturate per metà e semi deserte, eppure abbiamo concesso che venissero create aree Pip. Oggi, che cosa immaginiamo e scegliamo di voler fare per rilanciare le aree industriali e far ripartire lo sviluppo?”. Più critico, il Presidente di Confindustria Sabino Basso: “Non ho una posizione decisa in merito, piuttosto valuterei le opportunità e le convenienze. Con un mercato del petrolio al ribasso- sottolinea- probabilmente non è conveniente immaginare questa forma di sviluppo. D’Altro canto, il petrolio potrebbe rappresentare una possibilità laddove vengano garantite determinate precauzioni. Penso alle royalties della Val D’Agri, al flusso economico che ha generato reddito anche per le istituzioni locali. In una provincia in cui è sempre più evidente la fame di posti di lavoro, forse questo potrebbe essere un incentivo. I No a prescindere, certo, non aiutano. Il Progetto Pilota? E’ una cattedrale nel deserto se prima non si pensa allo sviluppo”.
Ed è proprio su un certo tipo di sviluppo, infrastrutturale innanzitutto, che puntano gli amministratori locali. In primis, il Presidente dell’Unione dei Comuni Terre dell’Ufita Angelo Cobino. Dalla Lioni – Grottaminarda, passando per la ‘stazione Hirpinia’ e l’Alta Velocità, la necessità è quella di “recuperare il tempo perso”.