Francois Hollande Discorso alle Camere riunite a Versailles

Francois Hollande
Discorso alle Camere riunite a Versailles

di Caterina Mangia

“La France est en guerre”, la Francia è in guerra.
Non lasciano spazio a interpretazioni le parole pronunciate alle Camere a Versailles da Francois Hollande dopo gli attentati del 13 novembre.
Parole che fanno seguito a fatti: sono infatti iniziati 36 ore fa i raid dell’aviazione francese su Raqqa, “capitale” dell’Isis.
“La Francia intensificherà gli attacchi in Siria”, ha spiegato Hollande, complimentandosi con “i piloti francesi che ieri hanno portato a termine l’operazione” a Raqqa e aggiungendo, in riferimento a Daesh: “non dobbiamo contenere quest’organizzazione, la dobbiamo distruggere”.
“I terroristi – ha aggiunto il presidente francese – credono che il popolo libero possa essere impressionato dall’orrore, ma invece no, la Repubblica francese ha ben sopportato queste prove, sempre viva. E il popolo francese è coraggioso e non si ferma”. “Quelli che hanno voluto sfidare la Francia – ha chiosato – sono stati i perdenti della storia”.
Gli attacchi a Parigi hanno impresso una forte accelerazione alla ricerca di soluzioni alla crisi siriana, e la questione non coinvolge soltanto la Francia: “voglio incontrare Obama e Putin per unire le forze”, ha spiegato Hollande.
La risposta muscolare del presidente francese alle azioni perpetrate dall’Isis a Parigi sembra non essere la strada prediletta dal premier Matteo Renzi che, pur garantendo il suo impegno sul fronte internazionale, pone l’accento sulla necessità di una soluzione politica per la Siria: “serve una strategia complessiva, serve la testa e non solo la reazione di pancia”, ha detto, citando ad esempio il “disastro” creato in Libia.
Detto in parole povere, si tratterebbe di non andare in guerra senza sapere prima sapere quale pace si voglia costruire, e di attivare quanto più possibile le diplomazie.
Lo scacchiere internazionale resta comunque in fermento, con la Russia che dallo scorso 30 settembre ha dato il via ai bombardamenti aerei nelle zone controllate dall’Isis. In seguito a un incontro con Vladimir Putin, il presidente Usa Barack Obama ha definito l’Isis “il volto del male” e ribadito che “dobbiamo distruggerlo”, aggiungendo però che in Siria “non ci saranno truppe di terra, sarebbe un errore”.
Parallelamente alla guerra vera e propria è comunque necessario porre l’accento su quella economica, fondamentale per l’annientamento di un autoproclamato Stato Islamico che – grazie ai proventi derivanti dal petrolio -, guadagna milioni di dollari al giorno: oggi il G20 ha messo al bando il terrorismo, “un affronto contro l’umanità”, annunciando che è pronto a colpire i suoi asset e chi lo finanzia anche con le sanzioni. E’ stato inoltre stilato un documento storico per il format del vertice sul terrorismo,che contiene impegni riguardanti una stretta ai finanziamenti all’Isis, controlli alle frontiere, scambio di dati, lotta ai foreign fighter e più sicurezza globale per gli aerei.
Lo stesso Putin ha lanciato delle accuse presentandosi con dati e foto di camion del traffico illegale di petrolio in Iraq e affondando: “i jihadisti sono finanziati da persone fisiche provenienti da 40 paesi, tra cui anche membri del G20”.