di Caterina Mangia

Addio a Luciano Gallino, profondo interprete e lucido critico delle trasformazioni sociali, economiche e lavorative dei nostri giorni.
Il sociologo, saggista e docente universitario si è spento oggi all’età di 88 anni nella sua casa di Torino.
Le sue riflessioni hanno descritto con grande profondità analitica e rigore concettuale cosa è avvenuto negli ultimi anni nel mondo del lavoro e con la globalizzazione.
La sua voce mancherà al mondo accademico, alla comunità politica e agli esperti di analisi economico-finanziarie, ma soprattutto alle persone che hanno affrontato le problematiche da lui sapientemente esposte e sviscerate.
La precarietà è il tema a cui Gallino ha dedicato gran parte dei suoi sforzi, analizzandola non soltanto come fenomeno economico-politico, ma anche come condizione psicologica ed esistenziale, che ha ricadute sulla percezione del Sé e sulla pianificazione della vita individuale.
Nel suo libro “Il lavoro non è merce” ha scritto: “si usano definire flessibili, in generale, o così si sottintendono, i lavori o meglio le occupazioni che richiedono alla persona di adattare ripetutamente l’organizzazione della propria esistenza – nell’arco della vita, dell’anno, sovente persino del mese o della settimana – alle esigenze mutevoli delle organizzazioni produttive che la occupano o si offrono di occuparla, private o pubbliche che siano”.
Gallino è stato tra i pionieri delle analisi sulle ricadute che le trasformazioni nel mondo del lavoro hanno sulle coscienze. E’ stato uno dei primi a comprendere che l’incubo del rinnovamento del contratto avrebbe potuto spingere i lavoratori a basare la propria costituzione identitaria su una continua adattabilità, a vivere in una costante precarietà emotiva dovuta all’assenza di certezze economiche stabili e di un ruolo sociale fisso. Per il sociologo, infatti, sono tante le persone per cui la flessibilità lavorativa è percepita, alla lunga, “come una ferita dell’esistenza, una fonte immeritata di ansia, una diminuzione di diritti di cittadinanza che si solevano dare per scontati”.

Di AlessandroParis/Lapresse

Di AlessandroParis/Lapresse

L’altro grande tema a cui il Gallino ha dedicato i propri studi è quello della globalizzazione: il sociologo ha tentato di elaborare una risposta alla domanda se sia lungimirante basare i meccanismi economici sulle dinamiche di una finanza svincolata dall’economia reale e scissa dalla distribuzione garantita di risorse economiche all’interno della società. Tra gli effetti negativi della globalizzazione, Gallino individua “il forte aumento delle disuguaglianze di reddito tra lo strato più ricco e lo strato più povero della popolazione mondiale (…); il degrado economico, sociale e culturale, e talora l’annichilimento fisico, di innumerevoli comunità locali, a causa sia del processo di inurbamento(…), sia della situazione di pressoché totale dipendenza da processi internazionali esogeni in cui la globalizzazione le ha costrette, o di trasferimenti forzati nel quadro di progetti di modernizzazione”.
Nato a Torino nel 1927, il sociologo nel 1956 ha iniziato a lavorare all’Ufficio Studi Relazioni Sociali costituito presso la Olivetti, una struttura innovativa per quei tempi, e dal 1960 al 1971 è stato direttore del Servizio di Ricerche Sociologiche e di Studi sull’organizzazione dell’azienda.
In seguito si è trasferito in California, dove è stato Fellow Research Scientist per il Center for Advanced Study in the Behavioral Sciences di Stanford, per poi essere professore incaricato presso la Facoltà di Magistero e la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, e infine ricoprire la carica di professore ordinario di sociologia alla Facoltà di Scienze della Formazione della stessa Università, della quale è stato professore emerito fino alla sua morte.
Numerose le cariche che ha ricoperto, tra cui la presidenza del Consiglio Italiano delle Scienze Sociali, dell’Associazione Italiana di Sociologia, del Consiglio dei Saggi dell’Ais, dell’Istituto di Sociologia di Torino, del Comitato Scientifico del CSI Piemonte e del Centro di Servizi Informatici e Telematici per le Facoltà Umanistiche dell’Università di Torino, e la direzione della rivista scientifica quaderni di Sociologia.
Nel suo curriculum anche collaborazioni giornalistiche con testate nazionali, tra cui Repubblica e La Stampa.
In molti hanno espresso cordoglio per la sua scomparsa. Sul suo profilo Twitter, la vice presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Renata Polverini (FI) scrive: “Analisi sempre lucida dei problemi, grande difesa dei diritti dei lavoratori. Luciano Gallino, una incolmabile perdita”, mentre il sindaco di Torino, Piero Fassino, lo definisce “un acuto osservatore del mondo del lavoro, un maestro della sociologia moderna, uno studioso lucido e penetrante della società industriale, a cui si è dedicato per anni con passione civile e rigore accademico”. E ancora, il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino: “le sue analisi, soprattutto le più recenti, non hanno mancato di evidenziare le contraddizioni di un sistema economico legato alla finanza e sempre meno attento al valore sociale del lavoro”.