di Caterina Mangia

Un piano di drastica riorganizzazione del gruppo in Italia, con 578 esuberi e la chiusura a partire dal 2016 del sito di Fossano, in provincia di Cuneo: è quanto annunciato dalla multinazionale francese Michelin, che ha deciso di ristrutturare le proprie attività in Italia, Regno Unito e Germania. Immediata la reazione dei sindacati, preoccupati dal ridimensionamento delle attività di un gruppo che nel nostro Paese impiega oltre 4 mila dipendenti e realizza più del 10% della sua produzione europea: 4 ore di sciopero e altre 8 da pianificare a livello locale “per sollecitare l’apertura di un confronto urgente con tutti i soggetti interessati” hanno dichiarato il segretario generale dell’Ugl Chimici, Luigi Ulgiati, e il segretario nazionale Ugl Chimici-Gomma e Plastica, Eliseo Fiorin, e contro un piano industriale che, “così come proposto dall’azienda, è inaccettabile”.
Di fronte alla grande adesione dei lavoratori alle proteste, Michelin ha convocato i sindacati per il prossimo 16 novembre all’Unione Industriale di Torino. “Tagliare 578 posti di lavoro e chiudere il sito di Fossano – spiegano Ulgiati e Fiorin – significa ridimensionare drasticamente le attività italiane del gruppo, mettendo a rischio la continuità delle produzioni e l’operatività anche negli altri siti. Chiediamo ai vertici Michelin di fare marcia indietro”.
In dettaglio, la multinazionale francese vuole ridurre di 400 unità la forza lavoro di Fossano, chiudendo il sito che produce cavi metallici entro la fine del 2016. Gli altri tagli riguardano 30 dipendenti di Alessandria, 120 di Torino e 28 di Tribano, in provincia di Padova. In una nota, il gruppo spiega che “dal 2009 ad oggi il sito industriale di Fossano ha registrato una flessione dei volumi del 45%, che si traduce in una situazione di cronica non saturazione degli impianti. I 2/3 dell’attuale produzione di cavi metallici standard di Fossano – aggiunge – sono oggi acquistabili sul mercato a costi decisamente inferiori”. Per questo motivo, “la fornitura di questi semilavorati, in una logica di ottimizzazione dei costi di tutta la filiera di produzione degli pneumatici, richiede soluzioni economicamente sostenibili”. Da qui la decisione di chiudere Fossano, a cui si aggiunge anche quella di terminare l’attività di magazzino di Tribano.
Il piano, relativo al periodo 2016-2020, prevede anche un investimento in Italia di 180 milioni di euro, il rafforzamento dello stabilimento di Cuneo e la specializzazione nella fabbricazione di pneumatici autocarro nuovi ad Alessandria, dove però non verrà più effettuata attività di ricostruzione. I siti impiegano rispettivamente più di 2000 e più di 800 dipendManifestazione dei lavoratorienti. Per il polo logistico di Torino, infine, è prevista un’ “evoluzione” con il venir meno della funzione di magazzino intermedio. Come osserva il segretario provinciale dell’Ugl Chimici di Cuneo, Domenico Ravalli, “c’è forte preoccupazione per un piano che, pur promettendo da una parte investimenti e aumento della produzione, dall’altra, nei fatti determina un drammatico taglio di posti di lavoro e di impianti: l’azienda faccia chiarezza al più presto, perché il nostro territorio non può permettersi di perdere un sito così importante per l’economia regionale”. Timori condivisi dagli esponenti delle istituzioni locali, a partire dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, che ha dichiarato come “la notizia dell’annunciata chiusura dello stabilimento Michelin di Fossano desta viva preoccupazione per le sorti delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti”.
Saranno chiusi anche gli impianti di Oranienburg, in Germania, e Ballymena, nel Regno Unito. Una riorganizzazione europea che, per la multinazionale, deriva dal “contesto competitivo e la crisi economica degli ultimi anni” che “hanno colpito in modo duraturo il mercato europeo degli pneumatici e in particolare il mercato degli pneumatici nuovi e ricostruiti per camion”.
C’è dunque grande attesa per l’incontro del 16 novembre, nel quale Michelin dovrà fare chiarezza su un piano industriale che, nonostante le promesse di investimento, comporta d’altro canto una drastica riorganizzazione delle attività in Italia, Regno Unito e Germania, con 578 esuberi nel nostro Paese e la chiusura a partire dal 2016 del sito di Fossano. Una decisione che l’Ugl Chimici considera giustamente inaccettabile e per la quale è stato proclamato sciopero al fine di chiedere un confronto urgente, dal quale il sindacato auspica possa arrivare una svolta nella direzione del dialogo e delle soluzioni condivise.