Approdo in Senato per la legge di stabilità, controfirmata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il cui iter parlamentare, ancora prima di iniziare, già era in salita.
Il valore della manovra ammonterebbe a 28,7 miliardi, che potrebbero lievitare a 31,8 se Bruxelles, concederà la flessibilità per l’emergenza migranti, su cui si registra un’inattesa apertura: in quest’ultimo caso, secondo le tabelle del provvedimento, mancherebbero coperture per 17,7 miliardi di euro.
L’unica grande operazione della manovra ricalca lo storico cavallo di battaglia dei governi Berlusconi, ovvero l’abolizione dell’Imu e della Tasi sulla prima casa per tutti, che l’Ugl ha insistentemente richiesto, ma il ddl non risolve gli ulteriori problemi cruciali del Paese: “il premier – ha commentato il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone – avrebbe dovuto mettere più coraggio e risorse per capitoli urgenti quali il Sud, le pensioni, la Sanità e il pubblico impiego”.
Sono molti i punti deboli, tra cui spicca il definanziamento per circa 4 miliardi di euro del Fondo sanitario nazionale rispetto a quanto previsto dal Patto per la Salute ancora vigente, che prevedeva uno stanziamento di 115,4 milioni di euro. Il segretario nazionale dell’Ugl SanitLegge di Stabilitàà, Daniela Ballico, commenta senza mezzi termini: “il rischio è che i cittadini paghino il prezzo di questa decisione, ottenendo meno servizi e possibili incrementi dei ticket sanitari, il cui costo è già insostenibile per molte famiglie”.
Da evidenziare, inoltre, la diminuzione di 800 milioni del Fondo per la riduzione della pressione fiscale, e un taglio ai Caf pari a 100 milioni di euro, contro cui si è scagliato il segretario confederale dell’Ugl, Giuseppe Carenza: “è inaccettabile fare cassa sugli importanti servizi offerti da Caf e Patronati, destinati per la maggior parte a fasce deboli di popolazione come i pensionati. Ci auguriamo che il Parlamento intervenga sul testo della Legge di Stabilità con le modifiche più opportune”.
“Già in passato – ha ricordato – queste strutture sono state oggetto di tagli indiscriminati nonostante il ruolo svolto; ricordiamo infatti che i patronati, con le prestazioni fornite, colmano le lacune politiche in ambito di welfare, mentre i caf hanno dovuto rettificare i tanti errori contenuti nelle dichiarazioni precompilate che il governo Renzi ha sponsorizzato come intervento di semplificazione ma che, invece, per molti contribuenti, sono state motivo di maggiori difficoltà e di sanzioni a causa della scarsa informazione ed efficacia del nuovo sistema”.
La spending review contenuta nella legge di stabilità, inoltre, è a dir poco “timida”: ammonta a 7 miliardi per il 2016, di cui 3 provenienti dai tagli lineari ai ministeri, mentre la vera e propria sforbiciata agli sprechi si riduce a poche centinaia di milioni di euro.
Saranno inoltre rimandati di un anno l’aumento dell’Iva e le accise, che per il 2016 resteranno stabili, per aumentare di nuovo nel 2017.
Le carenze macroscopiche della manovra sono due, e la prima riguarda un grande assente nel disegno di legge: il Sud, già dimenticato dalle precedenti politiche del governo Renzi. Per Capone, “nella legge di Stabilità non c’è risposta all’urgenza più grande del Paese che è la crescita e che può nascere soltanto dal Mezzogiorno, al quale però sono state riservate poche, scoordinate e imprecise misure, proprio il contrario di quello che l’Ugl sta insistentemente chiedendo con il ciclo di conferenze SudAct”. “E’ proprio per colmare il vuoto lasciato dalla politica – prosegue – che abbiamo organizzato il roadshow, finalizzato all’elaborazione di un documento conclusivo contenente proposte su cui ci batteremo. Per il Mezzogiorno serve uno sforzo straordinario che si avvicini a quello fatto per la riunificazione della Germania”.
Per la Vice Presidente della Commissione lavoro della Camera, Renata Polverini, “siamo all’ultima chiamata per salvare il Mezzogiorno: il Parlamento deve usare la legge di stabilità per dare a milioni di poveri, di giovani senza lavoro, di mamme che hanno timore a fare altri figli e di imprese che scappano o vengono chiuse dalla mancanza di credito, la speranza che al Sud si possa ancora vivere”.
L’altro elemento su cui sindacati e lavoratori sono sul piede di guerra riguarda il rinnovo dei contratti per gli statali, per cui sono stati stanziati 300 milioni di euro, che corrispondono ad una sorta di “mancia” in media di circa 10 euro lordi al mese di aumento salariale. Un provvedimento che l’Ugl è deciso a contrastare con forza: il 21 ottobre i segretari nazionali del Pubblico impiego del sindacato – Statali, Scuola, Sanità, Enti locali e Polizia Penitenziaria – sono andati in Piazza della Repubblica a Roma e hanno allestito un gazebo per sensibilizzare i lavoratori sulla necessità di combattere contro l’ennesima beffa del rinnovo del contratto di lavoro. Successivamente, Capone ha dichiarato che l’Ugl è pronto a proseguire sulla “strada della mobilitazione” per ottenere una risposta dal governo su “uno stanziamento “a dir poco ridicolo”, a maggior ragione perché viene effettuato dopo sei anni di blocco.
Un ulteriore capitolo della manovra che ha lasciato spazio a polemiche e dibattiti riguarda le pensioni. Il segretario confederale dell’Ugl, Nazzareno Mollicone, si è scagliato contro l’abolizione “pressoché totale” nella legge di Stabilità delle indicizzazioni: “il governo continua a punire i pensionati, violando ancora una volta la sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto illegittima questa procedura”. Secondo il sindacalista, dalla legge Fornero in poi i pensionati sono usati come “bancomat” per coprire i buchi di bilancio dello Stato: “l’unica possibilità al momento – ha spiegato – è quella di appellarsi ai parlamentari che mediante emendamenti soppressivi possono ancora intervenire per eliminare questo ulteriore attacco al sistema previdenziale. Che siano una manciata o meno di euro al mese, come asserisce il responsabile economico del Pd Filippo Taddei, l’abolizione delle indicizzazioni resta una misura illegittima nonché economicamente incomprensibile per un Paese che ha bisogno di crescere, di rianimare un mercato interno esausto e di sconfiggere la povertà ”.