“Danni effettivi ancora da calcolare, nello scandalo VolksWagen è coinvolto un intero sistema economico e politico. Ovvero la tenuta dell’Ue.”

Qualcuno sostiene che sia un disastro per Volkswagen e per la Germania, ma di mezzo c’è un intero sistema economico, il mercato Auto, e politico, la Ue. Se le prime ad accusare il colpo sono state le Borse europee e ancora di più il titolo VW, c’è da aspettarsi un effetto domino ben più ampio.
Ecco le dimensioni del terremoto industriale e finanziario provocato dall’inchiesta Usa su VW: ben 11 milioni le auto truccate, 24 miliardi di euro bruciati in due giorni dal titolo in Borsa, l’annuncio di un maxi accantonamento da 6,5 miliardi per fronteggiare l’inchiesta, conseguente allarme sugli utili 2015, probabile multa da 18 miliardi di dollari per VW. Ma al di là dei numeri, con cui a stento si può riuscire a descrivere la portata dello scandalo Volkswagen, il danno effettivo è ancora inimmaginabile. Si è messo infatti in moto un meccanismo gigantesco che dagli Stati Uniti è arrivato fino all’Europa, dove la Commissione Ue ha invitato i 28 Paesi a effettuare tutti i controlli del caso, con relativi ministeri coinvolti per le rispettive competenze, passando per i Paesi di tutto il mondo. Un meccanismo ormai “virale”.
Come abbiamo giù detto, la storia è iniziata negli Stati Uniti, dove l’agenzia per la protezione ambientale (Epa) ha ordinato il richiamo di quasi 500.000 auto della Volkswagen – 482.000 vetture diesel Jetta, Beetle, Golf, Passat, Audi A3 vendute negli Usa dal 2009 – accusata di aver infranto la legge per aver installato un software “truccato” al fine di aggirare gli standard ambientali per la riduzione dello smog nelle vetture Audi e Volkswagen a 4 cilindri, prodotte tra il 2009 e il 2015. L’accusa dell’Epa è che i veicoli inquinano molto più di quanto comunicato dalla casa produttrice, perché il software è stato creato per nascondere l’emissione di monossido di azoto. Nel frattempo i 600 operai della VW sono furiosi e preoccupati. Essendo finiti, a quanto sembra, nel tritacarne di una ‘faida’ tra manager, il sindacato ha chiesto la testa dei responsabili e nell’immediato a pagare è amministratore delegato Martin Winterkorn, che ha già chiesto scusa senza però aver annunciato le dimissioni. Tuttavia dopo cinque ore di confronto con il board Volkswagen è definitivamente capitolato, dichiarando il suo passo indietro. D’altronde di un avvicendamento già si parlava su quotidiani e agenzie di stampa,ma non è questo il punto.
Il punto è che le ombre non si sono addensate solo su Volkswagen e sull’intero sistema di controlli. Il problema è che le ombre si sono addensate persino sulla Cancelliera Angela Merkel, poiché secondo il Die Welt on line una risposta parlamentare del dicastero di Alexander Dobrindt ai Verdi del 28 luglio scorso dimostra che l’esecutivo tedesco fosse al corrente delle tecniche per truccare i dati sull’antismog. Insomma sotto accusa è la locomotiva d’Europa, proprio in un momento in cui la coesione nella Ue è già molto a rischio, a causa – e non solo – della ‘questione migranti’. Può darsi che il mercato dell’auto italiano possa in qualche modo giovarsi dello scandalo Volkswagen, ma il caos a questo punto potrebbe intaccare il già precario equilibrio politico del Vecchio Continente.