di Cecilia Pocai

…per i trasferimenti dei docenti e le cattedre ancora non assegnate.

La “nuova” scuola parte tra le polemiche. A infiammare gli animi sono soprattutto i trasferimenti dei circa 7mila docenti che dovranno spostarsi verso Nord e la assegnazione di migliaia di cattedre, che anche quest’anno saranno ricoperte da supplenti. Il piano è semplice: i docenti hanno tempo fino alle 24 dell’11 settembre per decidere se accettare nomina e destinazione comunicate loro dal ministero dell’Istruzione. Chi rifiuterà l’assunzione non potrà partecipare alle fasi successive del piano e sarà eliminato dalle graduatorie di merito e ad esaurimento in cui è iscritto. Mentre il Governo, per bocca del sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, parla di “grande festa per il Paese, la festa di 160mila contratti”, i sindacati si preparano a dare battaglia.
“Stiamo ancora assistendo a proclami e bugie” ha detto il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, “un esodo forzato di lavoratori, senza alcuna possibilità di garantire continuità didattica, anche a causa della difficoltà nel trovare una sistemazione che tanti docenti stanno riscontrando in alcune zone del Nord”. Mentre il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, raccontando di aver vissuto sulla sua pelle il trasferimento di città con un bimbo di pochi mesi, definisce “questa drammatizzazione” antistorica, perché non è questo “il punto che si deve prendere come riferimento per valutare la bontà di un provvedimento”, per l’Ugl “questa riforma non farà altro che gettare la scuola nel caos”. Sono due, in particolare, gli aspetti che secondo l’organizzazione sindacale non vengono minimamente tenuti in considerazione: ad oggi un docente è costretto ad affrontare un trasferimento di oltre 1.000 km con uno stipendio esiguo e a fronte di un rinnovo contrattuale che ormai sembra quasi un miraggio.