Giù i prezzi dell’Rc auto:  la crisi e la lotta alle frodi, secondo l’Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle assicurazioni), sono la causa principale del quinto anno consecutivo di calo nel quarto trimestre 2016, a una media di 420 euro.

Nella relazione annuale dell’Istituto rileva che il divario rispetto a Germania, Francia e Spagna si è ridotto a 140 euro. Ma si è ridimensionato anche il divario tra le varie province, tuttavia a Napoli si paga ancora più del doppio rispetto ad Aosta.

Di conseguenza nella Rc auto “i profitti sono molto scesi, da circa 1,5 miliardi nel 2015 a poco meno di 700 milioni, riflettendo il calo dei prezzi in presenza di costi operativi e per sinistri che sono stati in media sostanzialmente stabili”, ha spiegato Salvatore Rossi, presidente dell’Ivass.

Difficile rammaricarsene, tuttavia il dato segnala una situazione di forte disagio per il settore che può riverberarsi negativamente sugli occupati.

“C’è ancora molta variabilità da zona a zona: a Napoli il prezzo medio alla fine del 2016 era di circa 630 euro, ad Aosta di 300 – ha sottolineato Rossi – Il divario all’interno del Paese si è tuttavia ridotto  anch’esso, di un terzo nei tre anni di vita di Iper”.

Altro fenomeno da segnalare è l’andamento della mobilità ovvero della propensione degli assicurati a cambiare compagnia. “Nel comparto Rc auto la mobilità degli assicurati. Un tempo era quasi inesistente, oggi ha raggiunto il 15%”. Segno, probabilmente, del fatto che gli assicurati non percepiscono così bassi i prezzi e sono sempre in cerca di una occasione migliore. Ma per l’Ivass a giocare un ruolo fondamentale nell’incremento della mobilità ci sono la pluralità delle offerte, a partire da quelle online ad esempio, e la possibilità di poter confrontare le offerte stesse, oltre alle norme sulla trasparenza introdotte dallo stesso Ivass.

Insomma, per farla breve, la crisi ha indotto le persone ad usare di meno la macchine e il minore uso ha determinato una ovvia flessione dei sinistri. Da una parte ciò può essere considerato un bene, ma da un’altra siamo di fronte alla rappresentazione plastica di una decrescita infelice.