Scoraggiati, senza lavoro eppure rappresentano la forza del nostro Paese: sono i giovani di oggi. A loro è dedicata la prima tavola rotonda che si è svolta oggi a Latina nel Villaggio del Lavoro dal titolo “Giovani: patrimonio e futuro dell’Italia che lavora”.
Il nostro sistema economico è una palude nella quale perdono fiducia nel futuro e non vedono via d’uscita dal tunnel dei Neet. L’assenza di prospettive si riverbera su tutti gli aspetti della vita: l’abbandono scolastico e la capacità di emancipazione della scuola italiana resta ben lontana dagli obiettivi europei, come evidenzia l’Ocse; la laurea è sempre meno ambita, perché le assunzioni stabili sono una chimera e i contratti sempre più precari, soprattutto dopo il fallimento del Jobs Act; le nascite diminuiscono e l’Italia invecchia, oltre a spopolarsi, in particolare nelle aree più svantaggiate del Meridione.
Tutte tematiche affrontate durante il dibattito moderato da Carlo Buttaroni, presidente Tecnè, che introducendo i lavori ha sottolineato come “i giovani di oggi rappresentano la prima generazione del dopoguerra a rivelarsi impossibilitata a migliorare la propria posizione rispetto a quella dei propri genitori. E questa condizione non riguarda soltanto l’ascesa verso i livelli superiori dei figli delle classi più svantaggiate, ma anche l’accesso dei figli delle classi medie e alte alle posizioni già occupate dai genitori”. Da questa riflessione è partito il confronto che ha visto protagonisti Umberto Marroni, deputato Pd, Rosanna Giampino Managing Director della Eyes S.r.l, Daniele Saponaro, dirigente Nazionale Gioventù Nazionale, Amelia Mollica Graziano, Forum Nazionale Giovani, Letizia Lugini, responsabile InformaGiovani Rieti  e Salvatore Muscarella segretario nazionale UGL Comunicazioni.
Ma l’Italia  veramente non è un paese per giovani?  “All’estero – ha spiegato Marroni –  i nostri giovani ricoprono ruoli importanti in diverse società, mentre in Italia le difficoltà che hanno sono riconducibili non solo alla mancanza di opportunità lavorative, ma anche a problematiche di tipo logistico che non favoriscono la mobilità sociale. L’Italia sta vivendo un momento difficile, ma è sempre riuscita a risollevarsi. Questo però darà possibile solo con l’impegno congiunto delle forze politiche, dei sindacati e delle imprese. La formazione didattica nel nostro Paese funziona, è quella professionale che va migliorata, cambiando il metodo e mantenendo un contatto diretto con i giovani”.
“In questo Paese le nuove generazioni non sono tenute in considerazione”  ha spiegato Muscarella ricordano anche il suo settore, quello delle Comunicazioni e in particolare la realtà di Poste Italiane “dove le loro professionalità non vengono utilizzate al meglio, soprattutto a causa della nuova riforma del lavoro che ha diffuso maggiormente il fenomeno della precarietà”.
Eppure l’Italia potrebbe tornare ad esse un paese per giovani come ha spiegato Amelia Mollica Graziano sottolineando come “non devono essere comparse ma veri protagonisti del rilancio e della crescita”. “E’ la meritocrazia che manca in questo Paese – ha spiegato – ecco perché molti scelgono di andare all’estero. Dobbiamo dare la possibilità ai giovani di crearsi un futuro in questo paese. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e non sulla ricerca di un lavoro”.
Rosanna Giampino ha voluto descrivere la situazione in cui si trovano le nuove generazioni ricordando quanto accaduto con una misura di Garanzia Giovani, ovvero l’autoimpiego. “Nel Lazio ne sono state attivate solo lo 0,7 per cento e di questo la metà è ad opera di stranieri di seconda generazione. Questo mostra quanto i nostri ragazzi abbiano davvero poca fiducia nelle possibilità di questo paese”. Giampino ha inoltre sottolineato quanto sia necessaria anche una “maggiore e migliore formazione e chi opera in questo settore deve tenere conto del fatto che i ragazzi devono essere formati  e orientati verso un mondo che è diverso da quello da cui arrivano”.
Dal palco è intervenuto anche Daniele Saponaro ricordando che “tutte le forme di precariato avrebbero dovuto rappresentare un’occasione di inserimento nel mondo del lavoro, ma non è stato così”. Riferendosi all’istruzione nel nostro paese, ha sottolineato come “la scuola non funzioni. Come Gioventù Nazionale avevamo proposto una riforma liceale inserendo il metodo del 3+2,  applicato malamente nelle università, ma che invece in questo caso avrebbe favorito una migliore formazione. Per dare opportunità ai giovani però è necessario puntare non solo sull’istruzione, ma anche sulla partecipazione aziendale, così come sul migliorare il sistema di welfare. Politica, imprese e sindacati devono avere il coraggio di fare il proprio mestiere”.
Cosa chiedono però i giovani? A questa domanda ha risposto Letizia Lugini: “vogliono lavorare, fare esperienze, ma questo in Italia è davvero difficile. In collaborazione anche con Enas Ugl abbiamo attivato un servizio civile per le regioni terremotate, ma è limitato purtroppo ad un anno. Il Governo deve dare risposte concrete perché i giovani hanno smesso di sognare e devono tornare ad avere speranza nel futuro”.