di Caterina Mangia

Succede così. In un’epoca in cui le parole “dialogo” e “mediazione” vanno sempre meno di moda, e in una fase in cui la fiducia nelle Istituzioni crolla senza sosta, diventa sempre più difficile coniugare diverse istanze: in questo caso, la tutela del territorio e la creazione di infrastrutture al Sud.
E’ esplosa oggi, intorno alle 13, la tensione tra la polizia e i manifestanti contrari all’espianto dei 200 ulivi nel Comune di Melendugno in vista dell’arrivo del gasdotto Tap dall’Azerbaigian alla Puglia, consentendo l’arrivo del gas in Italia. Gli attivisti no Tap hanno effettuato un sit-in proprio in prossimità degli alberi, rendendo necessario l’intervento dei poliziotti antisommossa. Nel tafferuglio che ne è seguito sono rimaste contuse tre persone, mentre un 65enne in sciopero della fame è stato colto da malore.
I lavori, che dovrebbero essere ultimati entro il 30 aprile, al momento sono stati sospesi, anche se alcuni camion di ulivi sono riusciti a uscire dal cantiere del gasdotto, scortati dalla polizia tra i fischi e le urla dei manifestanti.
Il via libera alla ripresa dei lavori nel cantiere era arrivato ieri dal Consiglio di Stato, che ha respinto i ricorsi presentati dalla Regione Puglia e dal Comune di Melendugno; anche il ministero dell’Ambiente ieri ha dato il suo ok alle attività: “sono soddisfatte le condizioni della prescrizione ‘A 44’ per la porzione di progetto esaminata”.
“Oggi è una giornata triste per la democrazia”, ha commentato il sindaco di Melendugno Marco Potì, sul posto altri sindaci e consiglieri regionali, mentre il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano sottolinea quanto le mancanze della politica abbiano contribuito all’inasprimento delle tensioni: “Le drammatiche notizie che giungono da San Foca descrivono una situazione nella quale il governo della Repubblica sta utilizzando le forze dell’ordine per risolvere una questione politica che non ha mai voluto affrontare ascoltando le popolazioni residenti ed in particolare l’indicazione della Regione Puglia e dei Comuni, che avevano chiesto di localizzare l’approdo del gasdotto più a Nord, nell’area del comune di Squinzano, che ha dato il suo consenso, evitando di impegnare una delle più belle spiagge dell’Adriatico pugliese”.