di Annarita D’Agostino

32 miliardi di euro di liti, oltre 450mila ancora pendenti, pari al 47% del lavoro della Corte di Cassazione: è un rapporto “difficile” quello che lega gli italiani al fisco, secondo il quadro illustrato oggi dai vertici della giustizia tributaria per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Un quadro che non sembra corrispondere ai criteri di “equità ed efficienza” che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha attribuito all’esercizio della giustizia tributaria nel messaggio inviato per l’occasione. Né tantomeno i numeri sostengono l’idea che il fine del lavoro svolto dai giudici tributari sia “un efficace equilibrio tra i diritti del contribuente e i doveri di concorrere alle spese di carattere collettivo”, come invece affermato dal Capo dello Stato.
Secondo i dati illustrati dal presidente della giustizia tributaria, Mario Cavallaro, nonostante il calo del numero complessivo delle nuove cause, pari al -1% nelle sezioni regionali e -13% in quelle provinciali, è in aumento il valore medio dei giudizi, a 112.363 euro per quelli delle corti provinciali e a 194.104 euro per quelle regionali. L’arretrato cala del 12% ma i processi pendenti restano a livelli notevoli: dei 468.839 totali, 318.192 sono in corso nel grado provinciale e 150.647 in quello regionale.
In questo contesto per Cavallaro è “indispensabile” avviare “la procedura per una revisione generale della rete territoriale delle corti giudiziarie e soprattutto dei loro organici”, un obiettivo “essenziale ed urgente, che produrrà presumibilmente anche una diminuzione complessiva dei costi, pur senza detrimento per i compensi dei singoli magistrati”. Compensi che secondo Cavallaro sono “inadeguati e non solo in termini assoluti, per la evidente sproporzione fra la qualità e quantità di opera prestata e la sua anche comparativa determinazione, ma anche per l’irrazionalità dell’erogazione, nei criteri e nei tempi”.
La mole di arretrati è un “macigno” per la Corte di Cassazione: secondo il presidente Giovanni Canzio, infatti, negli ultimi cinque anni ben quattro ricorsi su dieci arrivati in Cassazione sono stati di materia tributaria e contro le decisioni delle commissioni regionali. “Un’emergenza – dichiara Canzio – che tende ad aggravarsi” e sulla quale è necessario che “il governo prenda una posizione”, per evitare “la deriva di una Cassazione civile che diventi solo tributaria”.
La risposta del governo arriva mediante il viceministro dell’Economia, Luigi Casero, presente all’inaugurazione: “per l’abbattimento dell’arretrato stiamo pensando alla definizione delle liti pendenti sulla base dei principi della rottamazione delle cartelle esattoriali”, innalzando a cinquantamila euro la soglia, attualmente fissata a ventimila euro, entro la quale si può accedere alla mediazione per risolvere le piccole liti fiscali. In particolare, per sollevare il “macigno” dalle spalle della Suprema Corte “si sta anche valutando l’istituzione di una ‘sezione tributaria bis’ ”. Misure da inserire in “una riforma organica” della giustizia tributaria che partirà dalla composizione delle commissioni e con la quale secondo il viceministro “bisognerà risolvere anche il tema della dipendenza dal ministero dell’Economia”. “Una giustizia tributaria più efficace e certa – ha concluso Casero – non deve più essere una scelta di politica fiscale ma un obiettivo dell’azione complessiva di governo del Paese”. Oltre gli obiettivi servono però misure concrete, e subito, visto che le proiezioni illustrate dal presidente Canzio sono funeste: continuando a questi ritmi, nel 2025 per la Corte di Cassazione il contenzioso tributario salirà al 64% del lavoro totale, ipotesi che “schiaccerebbe il ruolo della Corte di garanzia dei diritti fondamentali”.