Oltre 4 milioni di giovani hanno la possibilità di studiare e formarsi nelle università europee. Nel 2016 più di 30mila universitari italiani sono partiti per frequentare università straniere e l’Italia ogni anno ospita circa 20mila studenti europei. Questo grazie al programma Erasmus che quest’anno compie 30 anni e che ad oggi conta più di 4.000 istituzioni universitarie coinvolte e 31 paesi che aderiscono al progetto.
Per celebrare il progetto si sono svolti a Roma gli Stati Generali della Generazione Erasmus,a cui hanno preso parte oltre 200 studenti in rappresentanza del mondo universitario italiano. L’incontro è stato promosso da Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire, Erasmus Student Network Italia in collaborazione con Dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, MIUR e Unione Europea. Sei i temi affrontati: Erasmus fra global o non global, Comunità locali e mondo digitale, Europa unita, Cittadinanza europea, Erasmus for all, Mobilità tra  studio e lavoro.
L’idea di uno scambio tra studenti europei ebbe origine nel 1969, grazie all’intuizione dell’italiana Sofia Corradi, pedagogista e consulente scientifico della Conferenza permanente dei rettori delle università italiane. Fu poi per iniziativa dell’associazione studentesca EGEE (oggi AEGEE) che nacque il progetto vero e proprio: il fondatore Franck Biancheri nel 1986-1987 convinse il presidente francese François Mitterrand ad appoggiare la nascita di Erasmus. Questa collaborazione attiva fra l’AEGEE e la Commissione europea, nella persona di Domenico Lenarduzzi, Direttore della Pubblica istruzione, permise l’approvazione del programma Erasmus nel 1987. Dal 2014, il programma ha assunto il nome di Erasmus+ per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport.
“Per questo programma – ha spiegato il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli durante gli Stati Generali -, nel corso degli anni,  sono aumentati gli stanziamenti e continueranno a crescere per permettere a quante più persone possibili di partecipare. Se in  passato questo programma è stato un miraggio per giovani appartenenti  a famiglie con redditi bassi, non vogliamo sia più così. Dobbiamo  lavorare per creare realmente una situazione di pari opportunità  nell’accesso alla cultura. È un impegno che anche noi facciamo nostro  come governo, è un impegno che chiediamo all’Europa di sostenere”.
Per il sottosegretario con delega alle Politiche europee, Sandro Gozi: “Erasmus significa più cultura, più lingue, più formazione, più visione. Ma dobbiamo fare di più.  Il  nostro impegno è affinché nel bilancio 2020-2026 le risorse stanziate per il progetto passino da 2 a 20 miliardi. Cosicché, parallelamente,  cresca il numero di studenti coinvolti”.