Una vera e propria “valanga” di riso straniero arriva in Italia ogni anno, con un aumento record del 21% delle importazioni nel 2016. Proviene dai paesi asiatici soprattutto dal Vietnam, con una crescita che sorprende, pari al 489%.
L’analisi è stata condotta della Coldiretti, su dati Istat, che oltre ad analizzare l’andamento delle importazioni, sottolinea come questa situazione abbia fatto scattare ben 12 allerte sanitarie da contaminazione per il riso e i prodotti a base di riso da Paesi extracomunitari in Europa, secondo i dati del sistema di allarme rapido comunitario (RASFF).
Il problema sono le partite che arrivano fuori dai normali canali e per questo pericolose per la salute dei cittadini perché, spiega la Coldiretti, “riguardano la presenza irregolare di residui antiparassitari, di aflatossine cancerogene o altre tossine oltre i limiti, infestazioni da insetti, livelli fuori norma di metalli pesanti o la presenza di Ogm proibiti in Italia e in Europa”. Questo avviene, stando a quanto spiega l’Associazione perché “i due terzi delle importazioni non pagano più dazi a causa dell’introduzione da parte dell’UE del sistema tariffario agevolato per i Paesi che operano in regime EBA (Tutto tranne le armi) a dazio 0.”
In questo modo non si fa altro che favorire le grandi multinazionali senza benefici per gli agricoltori locali che oltretutto, spiega la Coldiretti, fanno i conti con “lo sfruttamento del lavoro anche minorile e danni sulla salute e sull’ambiente provocati dall’impiego intensivo di prodotti chimici vietati in Europa”.
A pagare il prezzo di questa situazione è anche chi lavora in questa filiera. Secondo lo studio, il nostro Paese “è ancora il primo produttore europeo di riso su un territorio di 237mila ettari con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali, ma la situazione sta precipitando e a rischio c’è il lavoro per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori di lavoro nell’intera filiera”. La verità, infatti, è che le eccessive importazioni stanno danneggiando la produzione italiana
“dove le semine si spostano sulla varietà japonica con gravi squilibri di mercato che spingono nello stato di crisi anche questo segmento produttivo”.
Qualità, tipicità e sostenibilità sono caratteristiche importanti del nostro Made in Italy che vanno difesi con forza attraverso quella “clausola di salvaguardia, già rifiutata dalla Ue senza una quantificazione evidente dei danni, che dovrebbe essere applicata con una procedura più efficace”. La tutela del nostro patrimonio produttivo passa attraverso, sostiene la Coldiretti, “l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, la pubblicità dei nomi delle industrie che utilizzano riso straniero e attraverso interventi comunitari tempestivi ed efficaci nei confronti delle importazioni incontrollate, che prevengano il rischio di perdite economiche per i nostri risicoltori e non agiscano quando i danni si sono già verificati”.