Salgono alle stelle i prezzi di frutta e verdura, ma non i consumi, perché gli italiani preferiscono gli alimenti relativamente meno cari, come carne e dolciumi: è quanto emerge dalla lettura dei dati Istat, Eurostat e Coldiretti sui prezzi al consumo di gennaio.
A inizio 2017, secondo i dati Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente e dell’1% nei confronti di gennaio 2016. Particolarmente significativi i rialzi del carrello della spesa, con +1,1% su base mensile e +1,9% su base annua per i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona. Si tratta dei dati più alti mai registrati da oltre tre anni a questa parte, ma l’Italia resta comunque fra i paesi più deboli dell’UE. Secondo Eurostat, infatti, nell’Eurozona a gennaio l’inflazione è balzata all’1,8% rispetto all’1,1% di dicembre, mentre a gennaio 2016 il tasso di inflazione era di appena +0,3%. Per l’insieme dell’UE, il tasso di gennaio è stato dell’1,7% contro l’1,2% del mese precedente. In Italia il tasso (1%) è raddoppiato rispetto a dicembre (0,5%), ma resta il nono più debole nell’UE, mentre sull’anno aumenta dell’1,3%.
Secondo l’Istat sono i beni alimentari non lavorati, come frutta e verdura, che insieme ai beni energetici non regolamentati fanno salire i prezzi: l’Istituto segnala infatti che l’ “inflazione di fondo”, cioè al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rallenta allo +0,5% rispetto allo+0,6% del mese precedente. Notevole soprattutto il rialzo mensile dei prezzi degli alimentari non lavorati, pari al +14,6% per i prezzi dei vegetali freschi e+0,9% per la frutta fresca. Considerando le riduzioni registrate a gennaio 2016, le differenze annuali sono ancora più marcate: +20,4%, da +3,0% di dicembre per i vegetali freschi e +7,3% da +4,7% del mese precedente per la frutta fresca. Un balzo dei prezzi sul quale pesano le condizioni climatiche avverse che, secondo Coldiretti, hanno provocato “oltre 400 milioni di euro di danni alle coltivazioni nelle aree dalle quali proviene la stragrande maggioranza degli ortaggi invernali consumati dagli italiani. Dalla Puglia alla Basilicata, dalle Marche al Lazio, dall’Abruzzo al Molise, dalla Sicilia alla Calabria, dalla Campania alla Sardegna sono decine di migliaia le aziende agricole che hanno perso le produzioni di ortaggi invernali prossimi alla raccolta, dai carciofi alle rape, dai cavolfiori alle cicorie, dai finocchi alle scarole, per effetto del gelo che ha bruciato le piantine, ma – sottolinea l’Associazione – sono saltate molte consegne di verdure salvate per i problemi di viabilità. Gravi sono anche i danni che si sono verificati sugli agrumeti così come per i vigneti di uva da tavola che hanno ceduto sotto il peso della neve, le cui conseguenze sul mercato – sottolinea la Coldiretti – potranno essere verificate solo nei prossimi mesi”.
Analizzando i dati Istat, l’Associazione dei Coltivatori rileva inoltre che “con l’andamento dell’inflazione a gennaio sono stati stravolti i consumi alimentari degli italiani, con un balzo negli acquisti del 14% di carne bovina, del 10% di salumi e dell’ 8% di carne di maiale. Ma ad aumentare è anche la presenza nel carrello dei prodotti a lunga conservazione come i surgelati, dal +14% per i vegetali a +11% per il pesce”. Secondo un confronto sulla base dei dati del sito www.italiani.coop.it relativi a gennaio 2017, rispetto allo stesso periodo dei due anni precedenti l’Associazione dei coltivatori diretti rileva che sono in salita pure i preparati per dolci (+30%), purè (+13%), brodi (+6%) e legumi secchi (+4%), così come quelli di cioccolatini (+16%) e miele (+13%).
Per Eurostat, invece, il maggior impatto sull’innalzamento dell’inflazione nell’area Euro è dipeso dai carburanti per i trasporti (+0,5 punti percentuali), dai combustibili liquidi e dai prezzi dei legumi (+0,14 punti ciascuno).
Infine, su base territoriale, l’Istat segnala una maggior accelerazione dell’indice dei prezzi nel Sud, dove si registrano +1,2% sull’anno e +0,5% rispetto a dicembre 2016. Seguono il Nord-Est, il Nord-Ovest, le Isole e il Centro.