di Giuseppe Messina 

Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) è un organo consultivo
sulla legislazione economica e sociale previsto dall’articolo 99 della
Costituzione.
Non vi è dubbio che a prescindere dall’esito della votazione referendaria del
prossimo 4 dicembre serve comunque un luogo ‘pubblico e regolato’ dove le parti
sociali possano incontrarsi per discutere di economia e lavoro.
 Così come è convincimento comune che si debba riformare l’organo consultivo, la
cosiddetta ‘terza camera’ per attualizzarlo rispetto al nuovo modello economico
partorito dalla globalizzazione che ha cambiato radicalmente le regole del
mercato.
Cosa diversa è chiedere ai cittadini di esprimersi per la cancellazione di un
organo che comunque non potrà essere cancellato ma semmai riformato.Aver inserito nel quesito referendario la cancellazione è una bugia bella e buona
che la dice lunga sull’intero impianto di riforma costituzionale posto in essere
dal Governo Renzi. Una propaganda per spingere i cittadini ed i lavoratori a
votare si e che non dice fino in fondo tutta la verità.
 Non si dice che dal primo gennaio 2015, come stabilito dal Legislatore nella Legge
di stabilità, sono state cancellate tutte le indennità, i rimborsi spese e i soldi
per le varie attività del CNEL. A spese dello Stato è rimasto solo il personale,
tra i 4 e 5 milioni di euro l’anno, che a prescindere dall’esito referendario
dovrà essere tutelato, anche destinandolo ad altro e quindi la spesa rimane
strutturata. Altro che risparmio di 20 milioni l’anno.
 E poi un organo similare al nostro CNEL esiste in ogni Stato membro dell’UE, è
previsto dai trattati e si interfaccia con il Comitato Economico e Sociale Europeo
(CESE). Il CESE è, infatti, l’organo consultivo di rappresentanza delle organizzazioni dei
lavoratori e dei datori di lavoro e di altri gruppi d’interesse dell’Unione
Europea, i pareri espressi non sono vincolanti per le istituzioni dotate di potere
decisionale, ma queste ultime hanno l’obbligo di richiederli e, una volta
ricevuti, di esaminarli.
 Di conseguenza, per svolgere la sua funzione, il Cese si pone in relazione con le
analoghe strutture nazionali al fine di tenere conto in maniera capillare delle
diverse articolazioni della società civile e delle diverse esigenze economiche
degli Stati membri. Con quale coraggio si va in tv per dichiarare che il CNEL
verrà cancellato e che si risparmieranno 20 milioni di euro all’anno, quando tutto
questo non è vero?
Affermare  di votare si per abolire definitivamente il Cnel è una bugia perché
l’Italia non può privarsi di un organo che si possa interfacciare con il Comitato
economico e sociale dell’Unione europea e discutere delle questioni che attengono
all’economia ed al lavoro.
Non vi è dubbio, in ultimo, che l’Italia, nell’ipotesi che dovesse prevalere il
si, dovrà trovare una diversa struttura cui attribuire le indicate funzioni di
raccordo oppure crearne un’altra. A questo punto ci chiediamo quale sarà il nuovo
organo del nostro Premier rottamatore, che dovrà mantenere le funzioni, ad oggi in
capo al CNEL, per interloquire col CESE?
 Emerge, dunque, con chiarezza l’esigenza di arrestare il tentativo di far passare
una riforma costituzionale che è pasticciata, confusionaria e pericolosa per i
vuoti istituzionali che potrebbe produrre nell’immediato, come nel caso del CNEL.
Il Cnel va riformato, non abolito. In Italia serve ancora un posto dove esprimere
pareri e promuovere iniziative legislative per lo sviluppo del Paese.
 Con convinzione, pertanto, chiediamo di votare no attraverso le iniziative del
Comitato referendario #lavoratoriperilno e #10milakmperilno per impedire che una
riforma che poggia sulle bugie possa introdurre una pericolosa involuzione nel
sistema istituzionale italiano.