“Riteniamo fondamentale che la riforma della pubblica amministrazione sia accompagnata dal rinnovo dei contratti di lavoro dei pubblici dipendenti, nonché gli atti relativi al personale pubblico non contrattualizzato, dal riequilibrio del rapporto tra legge e contratto, in tutti i settori, aree e comparti di contrattazione, e da una ripresa delle relazioni sindacali che contribuiscono ad un innalzamento dei livelli di produttività, analogamente a quanto avviene nel settore privato. Questi fattori rappresentano un elemento determinante nella stagione di riforma delle Pubbliche Amministrazioni nonché per la coesione sociale”.

Augusto_Ghinelli_3Partiamo da questa rapida premessa  – tratta dal testo dell’accordo siglato ieri dai sindacati e dal Governo – per sbloccare la contrattazione nel pubblico impiego: dopo ben sette anni di agonizzante paralisi.

L’impegno finanziario per rinnovare i contratti in tutta la Pubblica Amministrazione sarà pari 5 miliardi nel triennio 2016-18 –   questo è quanto si legge nella bozza dell’accordo quadro –  Per l’anno prossimo la cifra prevista è di 850 milioni. L’intesa che sblocca la contrattazione nel pubblico impiego prevede un incremento contrattuale “non inferiore a 85 euro mensili medi”.

accordo-madia

E anche il ministro Marianna Madia ha insistito su questo aspetto come riporta: “L’aumento è di 85 euro medi, abbiamo insistito sul fatto che siano medi anche per dare una maggiore attenzione e un maggiore sostegno ai redditi bassi, a chi ha sofferto di più la crisi e il blocco contrattuale”.
L’Ugl però non esulta, anzi, ritiene incomprensibile l’entusiasmo mostrato dalle altre organizzazioni sindacali per l’offerta, anzi il ‘contentino’ di 85 euro di aumento lordi dopo ben sette anni di blocco dei contratti del Pubblico Impiego. Ad esternare a nome del sindacato la sua delusione è Augusto Ghinelli, segretario confederale dell’Ugl che precisa: “chi deciderà di accettare questo ‘contentino’ non farà altro che condividere e avvalorare la tesi che i dipendenti pubblici sono solo assenteisti, lavativi e furbetti del cartellino.
Una volta sottratte tasse e vacanza contrattuale – prosegue il sindacalista – nelle tasche di lavoratrici e lavoratori arriverebbe un’elemosina. Inoltre, ancora non è chiaro se con il rinnovo contrattuale verrà meno il bonus degli 80 euro: se così fosse, il governo potrebbe addirittura vantarsi di aver ottenuto un risparmio economico sulla spesa pubblica.
Non ci sono i presupposti per essere entusiasti – conclude  -, con queste premesse il rinnovo contrattuale che sembra in dirittura di arrivo è un accordo contro la categoria dei dipendenti pubblici”.