“La giustizia non ha bisogno di riforme di facciata ma della risoluzione concreta dei problemi che affliggono il settore. Problemi divenuti con il tempo delle vere e proprie urgenze da risanare”.

saraceniPaola Saraceni, segretario nazionale dell’Ugl Funzione Pubblica, è un fiume in piena in merito agli ostacoli che la Riforma della Giustizia continua a ‘disperdere’ lungo il suo percorso e, per questo motivo, non resta in silenzio.

La sindacalista focalizza la sua attenzione – attraverso una missiva indirizzata ad Andrea Orlando (Ministro della Giustizia), a Francesco Cascini (Capo del Dipartimento della Giustizia minorile e di Comunità), a Pietro Buffa (Direttore generale del personale e delle risorse del Dap) sui disagi che affliggono realmente i carceri minorili e sull’attivazione, che resta un’innovazione solo su carta, delle Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) in sostituzione alle OPG (ospedali psichiatrici giudiziaria).

E’ indubbio che le strutture minorili – precisa la Saraceni – siano in affanno, sia per il persistere di carenze strutturali e di personale, sia per le enormi difficoltà gestionali determinate dall’aver ricompreso – nei soggetti ristretti nelle strutture minorili –  i giovani fino a 25 anni di età: una scelta assolutamente disfunzionale per certi versi dirompente dei delicatissimi equilibri esistenti all’interno delle strutture in esame, sulla quale chiediamo subito di operare una decisa e definitiva marcia indietro”.

Per ciò che concerne il personale – precisa – si impone sempre di più di operare una omogeneizzazione a livello contrattuale di tutti gli operatori, mediante l’inclusione di tutto il personale attualmente del comparto ministeri, nei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria (ricomprendendo in tale passaggio ovviamente anche tutto il personale del D.A.P.). Tale ipotesi non snaturerebbe affatto l’essenza del lavoro degli operatori penitenziari, viceversa ne valorizzerebbe l’azione, anche attraverso maggiori riconoscimenti di natura giuridica ed economica, e assicurerebbe, nel contempo, quell’unità di azione e quelle sinergie che troppo spesso latitano all’interno delle nostre strutture penitenziarie. Ci sembra, in altre parole, che questa profonda riforma organizzativa non abbia ancora prodotto i suoi frutti, al contrario che abbia fino ad oggi ingenerato equivoci, perplessità e forte malumore tra i lavoratori del settore.

Per quanto concerne le Rems, come anticipato, “ci risulta infatti che molto spesso, a causa dell’indisponibilità dei posti all’interno delle nuove strutture dedicate, detenuti con disagio psichico di medio ed elevato livello, siano ristretti negli istituti ordinari, con tutte le conseguenze del caso”

Proprio il tema della riforma sarà il contenuto del convegno “Prevenire per non punire, e, se punire, punire come?” che l’Ugl Funzione Pubblica sta organizzando a Palermo per gennaio prossimo”. anticipa Saraceni,

 Curiosità

Oggi pomeriggio è stato proiettato, al carcere minorile di Poggioreale, l’anteprima del film documentario di Michele Santoro sui baby boss della camorra: Robinù. Il film documentario, presentato alla 73° Mostra Internazionale Cinematografica di Venezia e che uscirà nelle sale il 6 e 7 dicembre, è stato girato proprio nel carcere di Poggioreale, oltre che nell’Istituto penale minorile di Airola. È qui che le telecamere di Santoro, che ha scritto e diretto il documentario con Maddalena Oliva e Micaela Farrocco, hanno incontrato le facce vere dei baby boss, con il loro racconto diretto e senza alcuna mediazione: ragazzi che non parlano italiano, che hanno i denti devastati dalla droga ma che esprimono sentimenti e passioni di una forza sconosciuta al Paese “normale”. Come Michele, 22 anni e altri 16 anni da scontare nei padiglioni di Poggioreale, che assieme ad altri 120 detenuti, tutti tra i 20 e i 30 anni d’età, assisterà alla proiezione del film di cui è protagonista.