Sicurezza sul lavoro: non mancano le regole in Italia ma la doverosa applicazione delle stesse. I tre marinai che ieri hanno perso la vita erano sicuramente formati e specializzati per quel tipo di lavoro ed è questa la cosa che più mi spaventa: come è possibile che sia accaduto un incidente del genere? Sicuramente non spetta al sottoscritto indagare sulle cause reali di questa sciagura. In queste ore la Procura di Messina in sinergia con la Capitaneria del Porto stanno effettuando i rilievi del caso, ma un sindacato non può restare in silenzio: l’Ugl Mare chiede un immediato intervento legislativo di adeguamento delle norme che disciplinano la sicurezza nei porti e sulle navi”.

mennella.mp4_snapshot_00.01_[2016.01.30_10.35.18]Queste le parole di Pasquale Mennella, segretario nazionale dell’Ugl Mare, che oltre ad esprimere il dovuto cordoglio nei confronti delle famiglie delle vittime alza la voce su un tema tanto caro ma ancora poco concretizzato come la sicurezza nei luoghi di lavoro.

“Non è assolutamente accettabile  – precisa il sindacalista –  morire sul lavoro in  questo modo, mai come ora è necessario un maggiore coinvolgimento dei marittimi nella pianificazione dei vari  lavori che vengono effettuati ed una maggiore formazione e controllo degli organi di vigilanza competenti. Il lavoratori del comparto convivono quotidianamente con numerose difficoltà e non non possiamo restare fermi: il lavoro è un diritto e deve restare tale non può più essere visto come un ostacolo alla vita”.

Proprio questa mattina ai microfoni del Gr3 Paolo Pennesi, direttore dell’Ispettorato del Lavoro del ministero del Lavoro ha precisato che: “E’ necessaria la formazione del personale, soprattutto, di quello che non in modo specifico è addetto a certe attività e deve essere perfettamente consapevole dei rischi che si possono avere entrando in certi ambiti lavorativi. Oltre il controllo ci vogliono procedure, una cultura della sicurezza, della formazione mi sembra la carta da giocare, evidentemente noi in Italia non siamo riusciti a farlo in modo adeguato e sufficiente”.

Morti sul lavoro: la strage silenziosa

Il giorno dopo la strage di Messina dove tre operai sono morti uccisi dalle esalazioni di gas di una cisterna della nave che stavano pulendo, restano gravissime le condizioni del quarto operaio rimasto ferito mentre la procura ha aperto un fascicolo con l’accusa di omicidio colposo.

A raccontare l’Italia dove ancora si muore per guadagnarsi il pane, sono i dati dell’Inail (fonte Repubblica.it): parlano di 549 vittime fino al mese di settembre di quest’anno contro le 626 dello stesso periodo 2015 ma ovviamente il dato non tiene conto delle morti nascoste, degli abusivi, dei muratori assoldati a giornata, lasciati feriti sulle strade fingendo incidenti stradali dopo essere caduti dalle impalcature, pagati, ma solo se feriti o morti, con vaucher improvvisamente usciti dalle tasche degli imprenditori. Così le regioni dove la situazione occupazionale è più legale e chiara per assurdo risultano quelle dove ci sono più vittime. La prima è infatti l’Emilia Romagna con 70 casi, seguita dal Veneto con 59 morti, Lombardia, 57, Piemonte 47. La geografia delle morti bianche vede il centro con il 32,6 per cento degli incidenti mortali, seguito dal sud col 21,7, il nord ovest con 20,9. E il nord est con 15,7.

I settori a rischio. In quasi la metà dei casi non è determinato il settore economico dove il lavoratore ha perso la vita, seguono poi le costruzioni con 74 casi, l’attività manifatturiera con 65, il trasporto e magazzinaggio con 62, il commercio all’ingrosso con 33.