“Investire subito per un futuro sicuro”, questo il monito che l’Ugl lancia dall’Abruzzo e –  più precisamente da L’Aquila – per l’ultima tappa del SudAct – otto priorità per rilanciare il Mezzogiorno. Iniziativa che ha preso il via lo scorso anno e che, attraversando le principali città del Meridione, ha raccolto i disagi di quel pezzo importante d’Italia con l’unico obiettivo di trovare delle soluzioni e di offrire il giusto riscatto ai lavoratori e alle loro famiglie.

In un momento storico in cui la sicurezza sembra essere solo una illusoria chimera è necessario capire ed analizzare tutte le difficoltà che ostacolano l’applicazione di norme relative alla sicurezza e la realizzazione della “buona ricostruzione”: l’Aquila è uno dei luoghi simbolo di questa battaglia a tutela della prevenzione e del buon uso dei fondi da destinare alla ricostruzione. E’ la città ancora provata dal terribile sisma del 6 aprile del 2009 che distrusse sogni, speranze e vita di 309 persone e, dove il tessuto economico e sociale del paese non riesce a cicatrizzare le ferite ancora evidenti di quella notte. Oggi, infatti, dopo otto anni non si può ancora parlare di una rinascita effettiva.

Fiovo Bitti, segretario confederale dell’Ugl  – durante il suo intervento – ha avuto modo di analizzare la situazione economica (e alquanto precaria) della Regione Abruzzo. Una regione che, da otto lunghi ed interminabili anni, respira a fatica e non soltanto per via della profonda crisi che ha investito il tessuto economico e sociale del territorio ma, sopratutto, per le cicatrici ancora evidenti del sisma e per una ricostruzione che tarda a concretizzarsi (o in alcuni punti della città a partire). Ferite che ancora sanguinano dopo il recente sciame sismico che ha fatto traballare nuovamente tutto il Centro Italia.

“Il 12,7 per cento degli abruzzesi è povero – precisa Bitti illustrando i dati  – Per povertà relativa si intende l’essere sotto la soglia massima di una spesa di 1.051 euro al mese da parte di una famiglia di due componenti. Un dato che apre un’attenta riflessione è legato, invece, agli individui in condizione “di grave deprivazione su totale residenti” che sfiora il 9,5 per cento, ossia una persona su dieci è impossibilitata ad acquistare beni di prima necessità. Dati allarmanti, ai quali abbiamo il dovere di rispondere con azioni concrete ed incisive. Per questo motivo è stata concretizzata l’iniziativa del Sud Act, un modo chiaro per sollecitare il Governo ad agire” (clicca qui per analisi-abruzzo realizzato dall’Iper Ugl).

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Bitti volge l’attenzione sul capitolo relativo al mercato del lavoro: “anche in questo caso i dati sulla disoccupazione giovanile sono allarmanti (VEDI TABELLA): 48,1 per cento. Sono invece 15,5 per cento gli occupati irregolari su totale occupati. Per non parlare poi della presenza di aziende di media o grande dimensione in Regione Abruzzo. Il sisma del 2009 ha sicuramente contribuito alla fuga o alla ‘morte’ di molte imprese o attività commerciali”.

A moderare il dibattito Giuliana Vespa, segretario provinciale dell’Utl di L’Aquila che apre il dibattito focalizzando l’attenzione proprio sul tema della ricostruzione: “Il centro storico de L’Aquila è letteralmente abbandonato. Tutte le attività commerciali, gli studi professionali, gli edifici simbolo (Giustizia, Provincia, Comune..) il cuore pulsante dell’economia è rimasto fermo al 6 aprile del 2009. C’è chi ha scelto di lavorare altrove e scappare chi, invece, non ha avuto la possibilità di ricominciare. Lentamente si riprova a rialzarsi ma non è semplice, il colpo al cuore è stato così forte da lasciare ancora L’Aquila piegata in due, in attesa di poter ritornare a spiccare il volo”.

Per questo motivo l’Ugl ha scelto di dedicare quest’ultimo appuntamento del Sud Act – otto priorità per rilanciare il Mezzogiorno, alla prevenzione. “Prevenzione che –  precisa la sindacalista – non sia ricordata a suon di slogan solo dopo i disastri causati dalle calamità naturali (quindi non solo terremoti) ma sia realmente azione diretta a impedire terribili fatti di cronaca come quello che coinvolge l’Aquila direttamente e, come il recente sisma del 24 agosto che ha messo in ginocchio il Centro Italia”.

“E’ necessario effettuare studi approfonditi per costruire in modo corretto e farlo lì dove si può realmente edificare. Un futuro sicuro genera vita ma anche lavoro, quindi, è necessario rimboccarci le maniche, tutti, e lavorare per un Paese migliore. Dall’altro lato  – precisa – è interessante osservare quanto poco lo stato italiano abbia investito finora in prevenzione. In seguito al terremoto in Abruzzo del 2009 è stato istituito un Fondo per la prevenzione del rischio sismico. Ma la cifra stanziata è misera: meno di un miliardo di euro da erogare in sette anni per una serie di interventi”.

Ad arricchire il confronto all’interno della Dimora del baco da seta ( Sala convegni “Crisalide”): Gianna De Amicis, segretario regionale Ugl Abruzzo che rimarca l’importanza di questa iniziativa ‘SudAct’ “una reale azione a sostegno del Mezzogiorno e di tutte le problematiche che affliggono il territorio. Il nostro impegno – ha precisato la sindacalista – non finisce qui: proseguiremo la nostra battaglia affinché il Sud ritrovi lo spazio e la forza che merita, in ogni settore e per tutte le famiglie che, in questo periodo stanno vivendo un momento di profonda crisi”. Anche Giovanni Condorelli, segretario confederale con delega al Mezzogiorno ha evidenziato quanto sia stata incisiva l’iniziativa dell’Ugl per il meridione: “L’impegno del Sud Act , come a ben detto De Amicis, proseguirà sul territorio con forza fino a quando il Sud non avrà le risposte che merita in termini di occupazione, crescita e sicurezza. Le nostre proposte ci sono ma serve unità di intenti, bisogna lavorare insieme per poter superare il grande ostacola: la crisi. All’Italia non servono i soliti spot ‘renziani’ come il Masterplan: la Caritas accerta con i suoi recenti dati la paralisi economica del meridione come attestano il crollo di fiducia nei confronti di questo Paese la smisurata fuga dei cervelli, dei nostri giovani, le nostre uniche risorse di riscatto per il futuro”.

 

Interessanti gli interventi di: On. Renata Polverini, Vice Presidente alla Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati (FI) che “L’Italia c’è sempre ma la solidarietà dei cittadini, dei Comuni e delle Regioni è unica nei momenti del  bisogno. Lì dove i fondi del governo non riescono ad arrivare  nell’immediato è subito pronto il sostegno degli italiani. In  particolare la disponibilità dei Comuni e delle Regioni è apprezzabile alla luce delle difficoltà che vivono quotidianamente tra continui  tagli e tasse richieste ai cittadini. La rete della partecipazione – ha spiegato- aiuterà nel breve periodo chi è in difficoltà nelle zone terremotate ma è importante che il governo  riesca a stanziare risorse capaci di risolvere una volta per tutte la  tragedia del dissesto idrogeologico, che dal 2009 in poi è diventato  una costante. Basta risolvere sempre e solo le emergenze. Basta essere  il Paese del giorno dopo. Lo Stato deve promuovere la cultura della  prevenzione contro il malaffare e contro le urgenze ambientali”.

Massimo Cialente, sindaco di L’Aquila: “Per il rilancio dell’Abruzzo e di tutto il Sud servono concreti piani strategici di sviluppo altrimenti non andremo da nessuna parte”. Per la Sen. Stefania Pezzopane  (Pd) “Vincere la battaglia per la rinascita del Sud è indispensabile ma, è necessario scendere unitamente in campo per concretizzare proposte ed azioni atte a risollevare il futuro dell’intero Paese”.  

Un’analisi più approfondita è stata effettuata da Graziano Aretusi, dottore di ricerca e in Statistica applicata che ha affrontato il tema della prevenzione. Per Aretusi un dato che deve farci riflettere ed agire è il numero relativo agli edifici costruiti prima degli anni 70- 80 e quindi, non soggette alla legge antisismica”. Quasi il 70% del patrimonio edilizio italiano è stato realizzato prima della Legge 64/1974, che ha introdotto le norme tecniche per la costruzione in aree sismiche, “per cui – precisa Aretusi –  è evidente la vastità del costruito potenzialmente coinvolto e l’enorme impegno economico, pubblico e privato, che deve essere messo in campo per dare loro sufficiente sicurezza”.

I terremoti avvengono quasi sempre in zone dove sono già avvenuti. Come sottolinea il primo rapporto Ance/Cresme circa il 44 per cento della superficie nazionale si trova in aree a elevato rischio sismico. Secondo l’Ance, in queste aree vivono circa 21,8 milioni di persone, per un totale di 8,6 milioni di famiglie e circa 5,5 milioni di edifici tra residenziali e non residenziali. Nel lungo periodo, la prevenzione sarebbe economicamente sostenibile, e soprattutto aiuterebbe a salvare la vita di migliaia di persone. Per mettere in sicurezza le abitazioni private in Italia, secondo le stime del consiglio nazionale degli ingegneri su dati Istat, Cresme e protezione civile, ci vorrebbero 93 miliardi di euro. Altre stime, come quella dell’associazione degli ingegneri e degli architetti Oice, quantificano la spesa per l’adeguamento degli edifici a elevato rischio sismico a 36 miliardi di euro. Molto più di quanto messo a disposizione dal Fondo per la prevenzione del rischio sismico, ma meno rispetto a quanto è costata la ricostruzione postsismica degli ultimi cinquant’anni. In altre parole, nel lungo periodo prevenire il rischio sismico costa molto meno che ricostruire.

A seguire è stata poi la volta di Clementina Petrocco, psicoterapeuta  e psicologa dell’emergenza che ha dedicato il suo intervento all’elaborazione del trauma post terremoto. La Petrocco si occupa di assistenza e supporto alle popolazioni che hanno vissuto e che, purtroppo stanno vivendo, i traumi legati al terremoto.

Il trauma che un terremoto crea intacca qualcosa di profondo – spiega la professoressa –  qualcosa che è legato all’identità delle persone e dei popoli, alle certezze di una vita, a una quotidianità che non esiste più, all’incertezza sul futuro. Le crepe nelle case e negli edifici hanno moltissime similitudini con le crepe create all’interno delle persone. In questo tipo di situazione, la risposta a un evento traumatico è di enorme stress; l’individuo si trova a dover fronteggiare una situazione inattesa, dolorosa, faticosa e drammaticamente nuova, senza essere preparato e con tutte le difficoltà intrinseche in una condizione non voluta. La condizione di stress che si crea in una persona è, in un primo momento, normale e fisiologica. Il nostro organismo necessita di una riorganizzazione, sia in termini fisiologici che psicologici, e lo stress ci aiuta in questo, sollecitando l’attivazione di tutta una serie di azioni volte a ripristinare la condizione iniziale. Per questo motivo è fondamentale avviare una sorta di educazione alla prevenzione”.

Un contributo concreto al dibattito è stato dato anche: Stefano Cetica, Presidente Iper Ugl, il Sen. Enza Blundo (5S), on. Fabrizio Di Stefano (FI),

Giovanni Lolli, Vicepresidente Regione Abruzzo, Giuseppe D’Amico, Direttore Generale Confindustria, Renato Giancaterino, CNA Abruzzo e di Lorenzo Sospiri, consigliere regionale.