Tradotto dal ‘politichese’ quando in una legge si scrive “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica” significa che la norma è a costo zero. Un elemento che rinvigorisce le casse dello Stato ma che, per alcuni tipi di provvedimenti, potrebbe essere un boomerang.

Come nel caso del disegno di legge sul caporalato di recentissima approvazione alla Camera dei deputati. Dopo gli ultimi casi di cronaca sul fronte dello sfruttamento del lavoro agricolo il legislatore non poteva far altro che accogliere le istanze provenienti dal mondo datoriale e dei lavoratori impiegati nei campi.

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Prima dell’approdo in Aula del ddl, le Commissioni riunite Lavoro e Agricoltura hanno sottoscritto all’unanimità una risoluzione che, sebbene non abbia avuto seguito nella discussione generale, rappresenta un punto di partenza importante. Anche perché questo documento è in parte il frutto dell’osservazione partecipata  di alcuni componenti del sindacato Ugl che ad agosto 2015, insieme con l’onorevole Polverini, si sono recati in Puglia.

La deputata di Forza Italia, nonché vice Presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, Renata Polverini, è intervenuta ieri in Aula con una dichiarazione di astensione a nome del suo partito.

Onorevole, quali sono i punti critici di questa legge?

E’ un provvedimento in netta discontinuità con l’urgenza che viviamo quotidianamente sul fronte dello sfruttamento del lavoro in agricoltura. Siamo davanti a una norma che non comporta ulteriori spese allo Stato ma in realtà sarebbero servite risorse per incrementare i controlli ispettivi. Parlo di un dispiegamento di operatori provenienti in particolare dall’Inps, in parte tirato fuori.

In che senso?

L’Istituto di previdenza nazionale non solo non ha ricevuto dal ministero del Lavoro le corrette indicazioni per prevenire e contrastare il caporalato ma il fenomeno è sottotono all’interno del documento riguardante l’attività ispettiva del Ministero . Infatti basterebbe percorrere le strade a ridosso dei terreni di coltura  per rendersi conto della totale assenza di addetti all’ispezione. La lacuna sul fronte dei controlli non è solo legata all’Inps ma anche all’Asl e Forze dell’ordine.

L’astensione quindi è legata solo alla mancanza di una dicitura precisa nella legge sul fronte dei controlli?

No, non solo. All’interno della norma è assente la filiera agricola, ossia la possibilità che gli attori del comparto possano davvero lavorare affinché in questo Paese si riesca a dividere le imprese sane da quelle fantasma, che evadono le norme penali e quelle del lavoro regolare. E poi ci sono perplessità anche sulla Rete di lavoro agricolo di qualità, in particolare dopo i numeri presentati dal ministro Martina durante l’audizione in Commissioni riunite. Fu proprio il ministro dell’Agricoltura a dire che su 180 mila aziende presenti su territorio nazionale solo 2000 si sono iscritte al network.

Cifre che fanno pensare. Ma quindi la legge sul caporalato è un flop?

Non totalmente. Per fortuna, grazie all’impegno della commissione Lavoro della Camera, siamo riusciti a introdurre garanzie sul fronte dei contratti nazionali. Per citare qualcosa, è indicatore di sfruttamento una retribuzione non conforme ai contratti collettivi nazionali, la violazione della normativa che riguarda l’orario di lavoro, i periodi di riposo, le ferie.