di Marco Colonna

 

La sinistra al governo, periodicamente, azzarda l’intenzione di introdurre il pagamento dei ticket su nuove prestazioni socio-sanitarie. E a questa consuetudine non fa difetto il premier Renzi che con il varo dei nuovi Lea (i Livelli essenziali di assistenza, attesi da 15 anni) ovvero: le cure e prestazioni garantite ai cittadini gratuitamente o con compartecipazione alla spesa, prefigura una nuova serie di  servizi forniti dalla sanità pubblica che a breve non saranno più gratuiti, bensì a pagamento, con grave danno per la salute (e le tasche) degli italiani. La stima prevede almeno 24 prestazioni sanitarie che dal 2017 i cittadini dovranno pagare. Qualche esempio? Si va da interventi di piccola chirurgia come l’intervento per la cataratta o per il tunnel carpale, oppure dall’ernia al dito a martello all’impianto e ricostruzione del cristallino, la cataratta fino a interventi di artroscopia ed artroplastica, ernia inguinale, ombelicale e femorale con o senza protesi, calcoli renali, ricostruzione della palpebra e altre prestazioni ambulatoriali. A farne le spese anche cittadini che sopportano malattie croniche e rare fino ad oggi esenti da ticket. I rincari dovrebbero scattare dal nuovo anno e saranno le Regioni a introdurli decidendo di far pagare ciò che finora era gratuito a causa del minor trasferimento dei fondi statali. Perchè di questo si parla da indiscrezioni di stampa: l’ennesima sforbiciata al Fondo Sanitario Nazionale, il taglio nel 2017 dei due miliardi di euro chiesti dalle Regioni e inizialmente “promessi” dal governo, 113 miliardi , rispetto ai 111 del 2016”.

“La possibilità che non siano confermati i due miliardi di euro in più nel 2017 ci preoccupa profondamente, perché metterebbe in discussione diversi aspetti cruciali per la vita dei cittadini. Anzitutto la revisione dei Lea e la loro effettiva implementazione”: afferma Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, associazione certamente non ostile al governo.

Ma sul tappeto non c’è solo la questione ticket e prestazioni sanitarie, con un eventuale taglio al livello di  finanziamento previsto nel 2017 sarebbero a rischio anche il rifinanziamento del fondo per i farmaci innovativi che per il 2017 non ha ancora alcuna voce di finanziamento; l’intera partita dei contratti del personale sanitario ed il rinnovo delle convenzioni dei medici di famiglia e dei pediatri di base. La sanità pubblica affidata alla gestione delle Regioni è finanziata col gettito fiscale, innanzitutto Irap ed Irpef e dall’adozione di ticket su una più vasta gamma di prestazioni forniti dalle strutture sanitarie pubbliche.

“Tolti o ridotti i trasferimenti statali, le Regioni sottoposte a piani di rientro, in particolare per quelle che stanno faticosamente cercando di uscirne, o anche per quelle in equilibrio, corrono il rischio di accumulare nuovi disavanzi di cassa. E l’effetto sui cittadini non potrebbe essere altro che un aumento delle tasse, l’ aumento dei ticket e la riduzione dell’offerta dei servizi”: ribadisce il coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva.

I nuovi Lea , sono arrivati con un decreto della Presidenza del consiglio dei ministri, frutto di una lunga trattativa tra l’esecutivo Renzi e le Regioni. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin , ha spiegato che: “L’allarme dei nuovi ticket è ingiustificato e che alcune cure entrano nel paniere di quelle totalmente gratis”.

Ma il ministro si è dimenticata di spiegare che “altre cure escono dal nuovo paniere e diventeranno dunque a pagamento”. E soprattutto il ministro ha omesso un particolare essenziale: l’impianto base della riforma dei Lea prevede lo spostamento di alcune prestazioni dal Day surgery, cioè la chirurgia che non richiede un ricovero, al regime ambulatoriale. La differenza non è solo di tipo medico o organizzativo. Sulle prime prestazioni non si paga il ticket, sulle seconde sì.