“Non c’è alcuna soddisfazione da parte nostra nel criticare il trionfalismo di un governo che si esalta per i dati odierni dell’Istat. Se è  vero che ognuno nelle rilevazioni individua cio’ piu’ interessa, per noi dell’Ugl è ormai evidente l’emergere di una grave questione generazionale, che non riguarda soltanto il contrasto fra lavoratori giovani e maturi”.

Così Francesco Paolo Capone, segretario generale Ugl, commentando i nuovi dati diffusi dall’Istat  (a giugno, secondo l’Istituto, il numero degli occupati è cresciuto di 71 mila unità rispetto al mese precedente, di 329 mila rispetto allo stesso mese del 2015).

Per Capone “la questione generazionale va oltre il ‘match’ tanto caro al governo, giovani contro vecchi, perche’ si riverbera negativamente sulle famiglie proprio nella fase in cui sono piu’ deboli o in via di consolidamento, in cui cioe’ bisogna crescere
figli piccoli, visto che la disoccupazione investe in maniera pesante la fascia fra 35 e 49 anni di età”
“A conti fatti – spiega – i trentenni e i quarantenni sono penalizzati piu’ volte: in primo luogo, dall’allungamento dell’eta’ pensionabile, che non favorisce il turn over; in
secondo, dalla difficolta’ di adeguare le proprie competenze, mancando politiche attive mirate ed indirizzate ad una generazione che ha spesso appreso i fondamentali dell’informatica direttamente sul luogo di lavoro e non nei percorsi scolastici”.
“Il risultato – conclude il segretario generale dell’Ugl  –  è il rischio di scivolare
dall’occupazione alla disoccupazione di lunga durata, intervallata da qualche esperienza di lavoro occasionale retribuito con i voucher. E’ una situazione finora rimasta sottotraccia e che il governo non ha considerato, visto che la decontribuzione sul contratto a tempo indeterminato non prevede alcuna corsia privilegiata nè per fasce di età né per territorio”.