di Luciano Lagamba

 

Accoglienza ed integrazione. Quanto l’Europa è distante da queste due importanti azioni? Non solo in termini di attenzione ed apertura nei confronti di altre culture ma nel senso più profondo di rispetto della dignità e dei diritti umani. La ‘chiusura’ e i pregiudizi di un Paese nei confronti di altri può essere la causa scatenante di una serie di problematiche, anche pericolosi – legate alla salute fisica e mentale degli immigrati e dei lavoratori stranieri – evidenziate anche dallo studio di Europol. Proprio l’agenzia di polizia europea ha tracciato il profilo dei killer dei recenti attentati terroristici rivendicati dall’Isis. Si tratta di ‘lupi solitari” che hanno spesso dei “problemi mentali” e, non bisogna trascurare questo aspetto che, unito all’ideologia o alla religione, diventa “un’aggravante”. L’elemento scatenante la ‘rabbia’ di questi ‘lupi solitari’ è collegata ad un fattore da non trascurare la cosiddetta perdita d’identità.

Luciano Lagamba, Presidente Sei Ugl

Luciano Lagamba, Presidente Sei Ugl

E’ l’odio che plasma il terrorismo, non le religioni o le culture dei popoli. E’ lo stesso Papa Francesco a precisarlo: “Non c’è guerra di religione, c’è guerra di interessi, per i soldi, per le risorse naturali, per il dominio dei popoli. Tutte le religioni vogliono la pace”. Anche il recente ‘attacco’ nella Chiesa di Rouen non è da collegare ad una guerra contro la religione. E’ guerra tra uomini. E come non collegare all’odio o alla rabbia la  perdita dell’identità.

In una ricerca del Sei Ugl realizzata in sinergia con la Caritas/Migrantes, infatti, si focalizza l’attenzione proprio sui mutamenti che subisce l’Io durante l’emigrazione. Partendo da un campione di 540 interviste, sono stati selezionati 150 soggetti ai quali è stato somministrato un questionario. Da questo è emerso che a livello psicologico, i soggetti hanno dichiarato la sensazione di sentirsi ‘stranieri’ in patria e nel paese che li ospita. Il senso di non appartenenza porta ad un disequilibrio nell’armonia della persona che finisce a muoversi incerta all’interno del tessuto sociale. I fattori esterni su cui l’Io si struttura vengono a mancare e ciò comporta una perdita o una crisi di identità. Tutto ciò alimenta nell’animo dell’individuo ormai disorientato ed isolato (perché non ha punti di riferimento) odio, rancore, rabbia.

Migrare è difficile, in poco tempo si è costretti a cambiare radicalmente tutto il proprio stile di vita, dai ritmi circadiani del sonno, al cibo, al modo di relazionarsi con le persone e il mondo che li circonda. Come se non bastasse l’individuo può incontrare nel nuovo paese fenomeni di discriminazione sul lavoro e di razzismo, i pregiudizi, a cui ogni migrante è sottoposto, spesso diventano ostacoli insuperabili contro cui la persona si torva spesso impotente.

Dunque, l’abbandono della propria terra una realtà tristemente differente da quella sognata, e le difficoltà innumerevoli e di varia natura che la persona migrante può incontrare possono sottoporre l’individuo a gravi problematiche psico– fisiche che si potrebbero ripercuotersi nelle relazioni sociali e nel processo integrativo. Tale disintegrazione del legame sociale ostacola il sentimento di appartenenza e accentua quello di non appartenenza andando così a minare l’identità culturale dell’individuo. Si è visto da numerose ricerche che gli immigrati possono essere sottoposti a una serie di problemi anche di origine psicosomatica e di disturbi psicologici. Credo che questo sia un passaggio da non sottovalutare e fa bene l’agenzia Europol a rimarcare il concetto di ‘lupo solitario’, un allarme che va analizzato, studiato e contro il quale bisogna assolutamente agire.