L’Europa continua ad essere ostaggio, anzi vittima, di nuovi attentati. Sembra quasi impossibile frenare quel sentimento di odio misto a follia che spinge esseri umani ad accanirsi con tanta freddezza e rancore su vite innocenti.

E l’ennesimo episodio di sangue si è verificato proprio ieri a Monaco di Baviera, tra un McDonald’s e un affollato centro commerciale ubicato a nord della città. Il bilancio è terribile e, come sempre, provvisorio: dieci morti (uno dei quali lo stesso attentatore morto suicida). A sparare, ha annunciato in nottata la polizia, è stato un ragazzo di 18 anni, nato e cresciuto in Baviera, ma di origini iraniane. Ha prima ucciso e poi si è sparato. La polizia non lo conosceva e ora sa quasi tutto di lui, tranne le ragioni che lo hanno spinto a commettere il massacro. Per questo, per ora, le ipotesi sono tutte sul tavolo: dal terrorismo alla follia. Una giornata di lutto nazionale è stata proclamata per oggi in Baviera, in memoria delle vittime dell’attentato di Monaco. Il presidente del Land ha dato disposizione che in tutti gli edifici pubblici vengano esposte bandiere a mezz’asta.
Intanto il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha convocato per oggi una riunione del Consiglio di sicurezza Nazionale.
IL FATTO
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il killer, con doppia cittadinanza tedesca e iraniana e da diversi anni residente a Monaco, ha iniziato a sparare con una pistola poco prima delle 18 davanti al fast food. E’ stato inseguito da agenti in borghese e poi, come confermato dal capo della polizia di Monaco, Hubertus Andrae, si è suicidato a circa un chilometro dal centro commerciale “Olympia”, teatro del massacro. Il caos iniziale e le voci su un’auto partita a forte velocità con tre persone a bordo avevano fatto pensare inizialmente all’azione di un commando. Gli ora escludono che il giovane avesse complici o ci fossero altri attentatori.
Il capo della polizia ha sostenuto che al momento non vi sono elementi che indichino una matrice islamista dell’attacco o un “parallelismo” con il recente attacco a colpi di ascia e coltello sul treno a Wuerzburg. Sulle frasi urlate durante l’attacco, le dichiarazioni dei testimoni sono contrastanti e non chiariscono il movente. Secondo alcuni avrebbe rivendicato il suo essere tedesco e insultato gli immigrati; una donna ha riferito alla Cnn che il killer, prima di sparare su bambini seduti al tavolo, avrebbe gridato Allah Akbar. Saranno comunque indagini su contatti e parenti del giovane a dare elementi più certi, ha detto Andrae che in nottata si è limitato a parlare di “sparatoria”.
La polizia non ha diffuso informazioni sulle vittime. Andrae si è limitato a confermare che tra loro c’è una ragazza di 15 anni e che ci sono alcuni bambini tra i feriti.
Secondo le testimonianze raccolte subito dopo la strage, tutto ha avuto inizio intorno alle 17.50 circa, momento in cui diversi testimoni chiamano la polizia e segnalano una sparatoria nei pressi del centro commerciale “Olympia” della zona di Moosach. Sulle prime si pensa che fossero in azione tre persone con fucili, ma la circostanza verra’ smentita.
Tempestivo l’intervento della polizia che scende in campo con più di 2.300 agenti: tutti gli uomini disponibili di quella di Monaco, forze speciali di Baviera, Baden-Wuerttemberg e Assia, le teste di cuoio “Gsg 9” della polizia federale, i “Cobra” provenienti dalla vicina Austria, elicotteri.
Al momento della segnalazione viene bloccato l’intero trasporto pubblico di Monaco, citta’ da 1,4 milioni di persone, che riprendera’ solo all’una di notte.
Lo sparatore, un diciottenne tedesco-iraniano di Monaco, sembra aver agito da solo: fa nove vittime e viene rinvenuto morto suicida verso le 20:30 nell’Olympiapark (un parco a circa un chilometro dal Centro commerciale).
Ventuno persone sono state trasportate in ospedale con ambulanze e cinque con auto private: in nottata erano ricoverati tre feriti “gravi” e 13 “leggeri”. Altre persone con lesioni ancor meno preoccupanti si sono portare da sole in pronto soccorso.
Poco dopo la sparatoria a Moosach vi sono state segnalazioni di colpi esplosi in altri punti della citta’ e anche di un possibile presa di ostaggi, ma non ci sono state conferme.
Messaggi di solidarietà arrivano – alla cancelliera Angela Merkel – dall’Europa e dalla Casa Bianca, che parla di “terrorismo”. Obama ha detto, intervistato dalla Cbs: “Il terrorismo è una reale minaccia – – ma il modo migliore per prevenirlo è non dividere il Paese, non soccombere alla paura, non sacrificare i nostri valori”

IL PRECEDENTE – UNA DELLE PIU’ GRANDI STRAGI NELLA STORIA DELLE OLIMPIADI
All’alba del 5 settembre del 1972, otto terroristi palestinesi scavalcano la rete di recinzione del villaggio olimpico ed irrompono nella palazzina numero 31, nella quale soggiornava la rappresentativa israeliana. Subito vi fu una prima vittima, Moshe Weimberg, l’allenatore della squadra di lotta, che ebbe la sfortuna di passare lì per caso. Una seconda vittima fu il pesista Joseph Romano, che accorse in aiuto dell’allenatore, 18 atleti israeliani riuscirono a fuggire e a dare l’allarme. 9 atleti rimasero però in mano ai terroristi, che subito ordinarono il rilascio di ben 234 fedayin, che erano detenuti a Tel Aviv e anche di altri due terroristi recentemente catturati e in carcere proprio in Germania. Il rapimento fu presto rivendicato dall’organizzazione terroristica Settembre Nero. Le trattative tedesche furono lente e disordinate. Alle dieci di sera giunse finalmente un pullman che trasportò gli ostaggi e i terroristi su due elicotteri, con i quali raggiunsero l’aeroporto di Furstenfeldbruck, a 80 km da Monaco di Baviera. Lì essi sarebbero dovuti salire su un aereo diretti in Medio Oriente. Ma ad attenderli vi era la polizia tedesca. A un certo punto iniziò la sparatoria durante la quale un elicottero prese fuoco e per i suoi occupanti non vi fu scampo. La terribile strage durò otto minuti: morirono 5 degli 8 terroristi, il pilota di uno degli elicotteri, 1 poliziotto tedesco, e tutti i 9 ostaggi israeliani. I tre terroristi rimasti vivi furono catturati.