Saranno le relazioni industriali e le nuove regole per rinnovare i contratti uno dei primi temi che il neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, si troverà ad affrontare. E’ emerso con chiarezza oggi, nel corso dell’Assemblea generale di Confindustria, alla quale il neo presidente ha tenuto il suo primo discorso ufficiale, precisando che, con i profitti al minimo storico, lo scambio salario-produttività è “l’unico praticabile” e pertanto “crediamo che la contrattazione aziendale sia la sede dove realizzarlo”, chiedendo ai sindacati di non “giocare al ribasso”. Il contratto nazionale “resta per definire le tutele fondamentali del lavoro”. Boccia ha poi evidenziato che “la nostra economia è ripartita, ma non è in ripresa”, chiedendo di spostare il carico fiscale dal lavoro ai consumi e “nella gestione del bilancio pubblico non scambi né favori, ma politiche per migliorare la competitività”.
Presente all’Assemblea anche il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, che ha evidenziato come “abbiamo riscontrato nella relazione del neo eletto presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, molti punti in comune, ma sulla contrattazione la vera sfida è la partecipazione”.
“È sì necessario – sottolinea – rivedere le regole della contrattazione, che devono restare una prerogativa negoziale delle parti sociali. Ma, se di riforma si deve parlare, ci aspettiamo che la nuova Confindustria di Boccia abbia il coraggio di affrontare la sfida della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Non solo per dare finalmente esecuzione all’art. 46 della Costituzione Italiana, ma perché siamo fermamente convinti che gli obiettivi della produttività possono essere raggiunti sul secondo livello di contrattazione solo dal coinvolgimento dei lavoratori nei processi produttivi, utilizzando, per esempio, come supporto tecnico operativo lo strumento della bilateralità. Tuttavia per l’Ugl la questione salariale resta materia nazionale, anche perché sono i mancati rinnovi o i rinnovi ‘simbolici’ le cause della deflazione e dello stallo in cui si trova oggi il mercato interno, tanto da condizionare negativamente, come abbiamo visto ieri dai dati Istat, il fatturato e gli ordinativi”.
“I punti in comune – conclude Capone – riguardano in primo luogo il Sud: condividiamo lo sconcerto verso una questione non risolta da 150 anni, anche se va detto che non si trovano oggi molti industriali coraggiosi e capaci di scommettere sul Mezzogiorno. Siamo ancora più d’accordo sulla necessità di un rilancio della politica industriale ad oggi assente e sull’invito rivolto al governo di procedere con una politica di investimenti a sostegno della ricerca e dello sviluppo”.

In sintesi il discorso del neo presidente di Confindustria.

POLITICA FISCALE. ”Spostare il carico fiscale alleggerendo quello sul lavoro e sulle imprese e aumentando quello sulle cose”; ”abbattere le aliquote” con le risorse della ”revisione degli sconti fiscali” e della lotta all’evasione. Così il neo presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che definisce ”ottima” la riduzione dell’Ires dal 2017 anche se “non basta”. Boccia chiede di potenziare il bonus ricerca, rinnovare il ”superammortamento” su investimenti, ma anche il rispetto dei vincoli Ue: ogni violazione delle regole ”verrebbe sanzionata dai mercati”. “Nella gestione del bilancio pubblico non chiediamo scambi ne’ favori, chiediamo politiche per migliorare i fattori di competitività”. Serve una “ricomposizione delle voci di spesa e di entrata”, “manovre di qualità, politiche a saldo zero ma non a costo zero, senza creare nuovo deficit”. Oltre allo spostamento del peso fiscale da lavoro e imprese alle cose e alla riduzione delle aliquote con la revisione delle ‘tax expenditure’, Boccia ha chiesto di andare oltre la riduzione dell’Ires al 24% dal 2017.  “L’Italia ha la non invidiabile anomalia dell’elevata imposizione locale sui fattori di produzione. Un’imposizione che da noi, al contrario degli altri paesi, e’ deducibile solo in minima parte”. Ha poi evidenziato l’importanza della lotta alla povertà che consentirebbe di “aumentare il capitale umano e innalzare i consumi”. Il presidente di Confindustria ha inoltre chiesto “una politica fiscale a sostegno degli investimenti, a partire da quelli in ricerca e sviluppo: il credito d’imposta previsto dal Governo va potenziato superando la logica incrementale”. Inoltre, ha proposto il rinnovo del superammortamento sugli investimenti. “Voci autorevoli – ha sostenuto – hanno suggerito al Governo di ignorare ogni vincolo e di ridurre le imposte, anche in modo consistente, con la legge di stabilità del 2017. Pensiamo che qualsiasi azione in aperta violazione delle regole comunitarie verrebbe sanzionata dai mercati, prima ancora che dall’Europa. Non e’ ciò di cui abbiamo bisogno”.

CONTRATTAZIONE. “Con i profitti al minimo storico, lo scambio salario-produttività è l’unico praticabile” e “crediamo che la contrattazione aziendale sia la sede dove realizzarlo”: così il presidente Vincenzo Boccia  che rivolgendosi ai sindacati ha aggiunto: “Non vogliamo giocare al ribasso”. Il contratto nazionale “resta per definire le tutele fondamentali del lavoro” e sulle nuove regole contrattuali ha detto: “Adesso non si può interferire con i rinnovi aperti” e “quando riprenderemo il confronto, avremo come bussola” questo scambio. Consideriamo da sempre lo scambio salario-produttività una questione cruciale”, sostenendo che “gli aumenti retributivi devono corrispondere ad aumenti di produttività”. In quest’ottica, per il presidente di Confindustria serve anche “una politica de detassazione e decontribuizione strutturale. Senza tetti di salario e di premio, con lo scopo di incentivare i lavoratori e le imprese più virtuosi. Sarebbe opportuno che le nuove regole” della contrattazione “fossero scritte dalle parti sociali e non dal legislatore”.

SUD. “All’estero ci chiedono spesso come sia possibile che oltre 150 anni di storia unitaria non siano bastati a risolvere la questione meridionale. Rispondere è imbarazzante”, ha detto Boccia sottolineando “la carenza infrastrutturale” nel Paese che “penalizza in particolare il Mezzogiorno”.”La verità è che al Sud non servono politiche straordinarie. Servono politiche più intense ma uguali a quelle necessarie al resto del Paese”. E vanno sfruttati “con intelligenza e pienamente” in fondi strutturali europei anche come volano per gli investimenti. “Grazie a queste risorse potremo dare vita al Sud ad uno straordinario laboratorio di sperimentazione nel quale gli investimenti privati e pubblici concorrono a ridurre gli storici divari”

INDUSTRIA. “Dobbiamo rilanciare l’Italia valorizzando le nostre capacità di seconda potenza manifatturiera italiana, di sesta nazione esportatrice per valore aggiunto”. Per il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia, “questa scelta ha un solo nome: politica industriale”. Boccia, infatti, invoca “una politica industriale fatta di grandi obiettivi, di stelle polari e finalizzata a creare le condizioni per un’industria innovativa, sostenibile e interconnessa”. Oggi serve, ha spiegato, “una politica industriale che gli altri Paesi si sono già dati. L’Italia no”.

RIFORME. L’Italia “deve poter giocare un ruolo all’altezza della sua storia e dell’Europa che sogniamo. Questo ci obbliga a proseguire con forza sulla strada delle riforme”. “Non può esistere – ha detto – un capitalismo moderno senza una democrazia moderna, senza istituzioni moderne”. “Per noi le riforme non hanno un nome, ma un oggetto. Non conta chi le fa ma come sono fatte”. “Solo così possiamo tornare ad essere un Paese autorevole, capace di dialogare alla pari con gli altri. A Bruxelles come in ogni sede istituzionale”.  “Il tempo è cruciale”, ha avvertito, chiedendo uno stop “ad una Italia costituita da mondi che spesso non si parlano mentre noi vogliamo che comincino a dialogare. Vogliamo che non ci sia più contrapposizione tra istituzioni e imprese”. Anche questo “vuol dire un Paese moderno. Un Paese civile”.