C.P.

Le complessità che abbiamo di fronte non ci permettono il lusso di litigare all’interno: questa Confindustria riuscirà a costruire un percorso di evoluzione, continuità e di cambiamento”. Parola di Vincenzo Boccia, il presidente designato di Confindustria che, per un soffio di voti ( ben 9) batte il ‘collega’ bolognese Alberto Vacchi.
Boccia è stato designato dal Consiglio generale degli industriali. A votare erano i 198 componenti del Consiglio Generale per una sfida che si presentava fin dall’inizio come un serrato testa a testa. Il voto odierno è solo uno dei passaggi dell’iter di nomina del numero uno di Confindustria. Il 25 maggio saranno i delegati nell’assemblea privata ad eleggere formalmente il nuovo presidente di Confindustria (il trentesimo nella storia della Confederazione) che prenderà il posto di Giorgio Squinzi. Il giorno dopo, 26 maggio, nell’assemblea pubblica il successore di Squinzi terrà il suo discorso, davanti alla platea di imprenditori e istituzioni. In precedenza, il 28 aprile, Boccia presenterà la squadra di presidenza al Consiglio generale.

Confindustria per l’Italia
Chi conosce il Paese sa che esistono i Sud. Il nostro Mezzogiorno non ha bisogno di politiche speciali, ma, piuttosto, di politiche più intense, ma uguali a quelle necessarie per il resto del Paese. Incominciando dal miglioramento delle istituzioni pubbliche, che devono riprendere a funzionare correttamente, e del quadro infrastrutturale, in grave ritardo di investimenti”. Questo è uno dei ‘capitoli’ del programma ‘scritto’ da Boccia da ‘Confindustria per l’Italia’. L’augurio è che da qui riparta concretamente il rilancio del Mezzogiorno d’Italia e della coesione nazionale.

Inoltre, nel suo programma, premiato dai 198 Consiglieri Generali, il rilancio della vocazione industriale del Paese, affrontando le leve di competitività e puntando su tecnologia e innovazione; una riforma del sistema delle relazioni industriali, con la facoltà di derogare al contratto nazionale e lo sviluppo dei contratti aziendali basati sullo scambio tra salario e produttività; una politica del credito che supporti le imprese nei processi di investimento; un sistema che aiuti le piccole imprese a crescere, le medie a diventare grandi, le grandi a diventare multinazionali. Quanto alla politica, Boccia afferma che se il governo Renzi “continuerà a essere un fattore di modernizzazione avrà il nostro sostegno, se rallenterà la spinta sentirà il disaccordo”. Boccia confida in un rientro di Fca in Confindustria, e con i sindacati si dice pronto a discutere su tutto “senza preconcetti e senza pregiudizi”, purché l’obiettivo sia quello di “recuperare produttività”.

Chi è Boccia
Forte impegno associativo, classe 1964, nato a Salerno, è a.d. dell’azienda di famiglia. Boccia è sposato ed ha due figlie. È laureato in Economia e Commercio ed è amministratore delegato di Arti Grafiche Boccia, azienda di famiglia che opera nel settore grafico da oltre 50 anni. La società, nata dall’intuizione del padre, Orazio Boccia, attualmente conta 160 dipendenti ed ha un fatturato di oltre 40 milioni di euro per un terzo realizzato all’estero. Ha uffici, infatti, anche in Francia, Germania, Danimarca e Libano. L’attività di Boccia in Confindustria risale agli inizi degli anni Novanta con la sua partecipazione attiva al Gruppo dei Giovani Imprenditori. Nel 2000, dopo essere stato presidente degli under 40 di Salerno e leader regionale dei Giovani della Campania, è stato scelto da Edoardo Garrone come vicepresidente nazionale dei Giovani. Un forte ruolo lo ha assunto anche nella Piccola Industria. Nel 2003 è stato eletto presidente regionale della Campania e nel 2005 vicepresidente nazionale. Nel 2009 ha assunto la carica di presidente nazionale della Piccola Industria e, di diritto, quella di vicepresidente di Confindustria. In qualità di presidente della Piccola è entrato nella Commissione di riforma presieduta da Carlo Pesenti che ha disegnato il nuovo assetto organizzativo del sistema. Successivamente è stato designato come componente del Comitato per l’Implementazione della Riforma Pesenti che ha riscritto lo statuto confederale. Dal 2003 al 2007 è stato presidente di Assafrica e Mediterraneo. Boccia ha inoltre posto grande attenzione, nella sua attività, ai temi dell’accesso al credito e della finanza a misura d’impresa. Dal 2010 è numero uno dell’Advisory Board per le Pmi presso Borsa Italiana. Attualmente ricopre, in Confindustria, la carica di consigliere delegato al credito e di presidente del Comitato tecnico Credito e Finanza di Confindustria.

Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl: “Auguri di buon lavoro al nuovo Presidente designato di Confindustria, Vincenzo Boccia. Ci aspettiamo di poter discutere con il nuovo leader di Confindustria di contrattazione in una chiave innovativa, di idee e di progetti soprattutto per il rilancio del Mezzogiorno”.
Polverini(Fi): “Boccia sappia cogliere con entusiasmo sfide che lo attendono”
Tanti auguri di buon lavoro a Vincenzo Boccia. Il sistema industriale e il Mezzogiorno hanno bisogno di nuove politiche e vanno rimessi indiscutibilmente al centro dello sviluppo dell’Italia se si vuole uscire da una crisi ancora pesante e ridare fiato ad un’economia fragile e debole. Spero che il presidente designato di Confindustria sappia cogliere con entusiasmo le sfide che lo attendono e, insieme alle rappresentanze sindacali e industriali, lavorare in sinergia per ridare una speranza a chi è senza lavoro e prospettive. Così in una nota Renata Polverini, Vice Presidente della Commissione Lavoro e responsabile dipartimento nazionale politiche del lavoro e sindacali di Forza Italia.
Alberto Vacchi: scarto minimo, ora evitare spaccatura
“Faccio i miei migliori auguri a Vincenzo Boccia, quello che non deve esistere ora è una spaccatura all’interno di Confindustria” ha affermato lo sfidante Alberto Vacchi, uscendo dal Consiglio generale degli industriali. E ha aggiunto: “Il minimo scarto con Boccia è a testimonianza di una Confindustria che ha due posizioni diverse. Ora la priorità è identificare una squadra molto forte, perché le sfide del prossimo futuro non saranno banali”.
Squinzi: ha vinto democrazia, Confindustria sia unita
L’esito della votazione del consiglio generale di Confindustria per la designazione del nuovo presidente è stato “molto incerto”. Ma il risultato «conferma la validità della riforma Pesenti. Ha vinto la democrazia”. È quanto ha sottolineato il presidente uscente di Confindustria, Giorgio Squinzi, incontrando i giornalisti insieme con il suo successore designato Vincenzo Boccia. Squinzi ha ricordato che questo è molto importante per il sistema confindustriale e ha auspicato che, al di là della spaccatura che si è evidenziata in consiglio generale, si possa “ricomporre” la frattura perché “solo se uniti e coesi possiamo essere più autorevoli”.

 

Il discorso del nuovo presidente di Confindustria in pillole

VINCENZO BOCCIA

VINCENZO BOCCIA

Economia
Per quanto riguarda l’economia italiana, Boccia sostiene che “è in ripresa, fragile e incerta, ma pur sempre ripresa. Dopo 7 anni di drammatica caduta: tocca a noi indicare le condizioni e le risorse per fare di questa ripresa un processo solido e vigoroso, capace di ridare speranza ai giovani, abbattere la disoccupazione, riaprire la strada dello sviluppo, anche in quelle zone del Paese che oggi sembrano esserne escluse. La bassa crescita dell’economia italiana viene da lontano. Tre fattori hanno pesato in maniera determinante. Il primo è l’inefficienza del settore pubblico e la cattiva allocazione delle risorse che, unitamente a una loro distribuzione clientelare, ha eroso i margini per le politiche di investimento pubblico. L’accumulo del debito pubblico, giunto al 133% del PIL, è lo specchio fedele di questi sprechi. Il secondo è stato il grave peggioramento nel corso degli anni della qualità delle istituzioni dalle quali dipende la crescita: dalle leggi, alla giustizia, alla macchina amministrativa. Problema aggravato da una cattiva riforma del Titolo V della Costituzione, che ha moltiplicato le leggi e appesantito a dismisura l’apparato pubblico. Il terzo fattore è la bassa produttività, derivante principalmente da un sistema disfunzionale di determinazione dei salari, che è stata causa del peggioramento della competitività di prezzo delle nostre merci e servizi”.

Politica
Secondo il presidente designato “è mutato il contesto politico, con l’avvento di un governo che fa del pragmatismo la sua cifra, portatore di un progetto di svecchiamento delle classi dirigenti, di rilancio dell’Italia. Dobbiamo sostenerlo nello sforzo rinnovatore, appoggiarlo se avanza, stimolarlo se esita, criticarlo se sbaglia. Se il Governo continuerà a essere un fattore di modernizzazione del Paese, avrà il nostro sostegno, se rallenterà la spinta, sentirà il nostro disaccordo. Si annuncia la fine del bicameralismo, diventato nel corso del tempo una ragione di paralisi e distorsione dell’azione legislativa, invece che garanzia di equilibrio. Tornano allo Stato fondamentali competenze per la gestione dell’economia e, cosa ancor più importante, si ristabilisce la prevalenza dello Stato in tutti i casi in cui lo richieda la tutela dell’interesse nazionale”.

Europa
“L’eurozona – sostiene Boccia – è diventata una camicia di forza di bassa crescita e politiche di bilancio restrittive. Tutto il peso del sostegno della domanda è caduto sulla BCE, con l’azione di quantitative easing, ma la sua efficacia è indebolita dall’assenza di misure fiscali espansive e dall’incertezza che attanaglia gli investitori.
La frammentazione della politica economica comune sta producendo una molteplicità di decisioni spesso tra loro incoerenti. Si spinge con la moneta e si restringe con i requisiti di capitale delle banche. Qualcuno ipotizza vincoli regolamentari sul possesso di titoli pubblici delle banche, senza valutarne le conseguenze sull’economia reale. L’applicazione delle regole sugli aiuti di Stato impedisce di affrontare le debolezze del sistema bancario. Non c’è alternativa all’Europa. Senza l’Europa saremmo tanti piccoli vascelli in balia delle onde. Serve più Europa: occorre rafforzare la dimensione federale rispetto a quella nazionale e a quella intergovernativa, condividendo sovranità per governare più efficacemente insieme.
Da soli, i paesi membri non possono gestire fenomeni così drammatici e complessi. Serve un disegno comune, una vera e propria Agenda per la Competitività Europea”.

Relazioni industriali
Tra i fattori di competitività, Boccia si sofferma sulle relazioni industriali sottolineando che “l’Italia si è a lungo caratterizzata per il divario più largo e persistente tra salari e produttività del lavoro, che addirittura è peggiorato negli anni della crisi. Con il Jobs Act il governo ha aperto la strada al superamento del mercato del lavoro rigido e dualistico. Spetta a noi ora la grande responsabilità di completare la riforma con un assetto di relazioni industriali adeguato alle sfide competitive che abbiamo di fronte. Il cuore della questione è chiaro: dobbiamo fare del livello aziendale di contrattazione la sede dove realizzare lo scambio cruciale tra miglioramenti organizzativi e di produttività e incrementi salariali, con facoltà di derogare al contratto nazionale. Fa eccezione ovviamente il settore delle costruzioni nel quale il livello territoriale è l’unico livello di contrattazione. Questo non impedisce in alcun modo di tener conto delle esigenze dei singoli settori, né di affermare modelli contrattuali diversi che ne rispettino le specificità. Il livello nazionale può ancora servire a definire le tutele fondamentali del lavoro e ad offrire una soluzione per quelle imprese che esitano ad affrontare il negoziato in azienda. Lo spostamento della contrattazione richiede di dare piena attuazione agli accordi che abbiamo firmato il 28 giugno 2011 e il 31 maggio 2013, coerenti con tale percorso. Su questo voglio però dire una cosa chiara: la questione contrattuale e della rappresentanza appartiene alle forze sociali. A noi il diritto e la responsabilità di affrontarla in modo ambizioso. Al Governo il dovere di porre in essere le condizioni affinché imprese e lavoratori possano fare fronte alla sfida del recupero di produttività. In altre parole, non vogliamo regole imposte dall’esterno, ma una politica fiscale di detassazione e decontribuzione del salario di produttività strutturale negli anni, che, senza tetti di salario e di premio, incentivi modelli virtuosi”.

Sud
In merito al Mezzogiorno, il presidente designato sottolinea che “non ha bisogno di politiche speciali, ma, piuttosto, di politiche più intense, ma uguali a quelle necessarie per il resto del Paese. Incominciando dal miglioramento delle istituzioni pubbliche, che devono riprendere a funzionare correttamente, e del quadro infrastrutturale, in grave ritardo di investimenti. Le risorse europee e nazionali della politica di coesione territoriale, per il periodo 2014–2020, sono strategiche per la competitività del Paese, per costruire un grande laboratorio di sperimentazione ed attrattività di investimenti pubblici e privati, in cui far confluire un piano organico per le Grandi Infrastrutture prioritarie per il Paese, la rigenerazione urbana, il risparmio energetico, il turismo, la riqualificazione del territorio, la legalità e la competitività delle nostre imprese.

Il cambiamento tecnologico
Secondo Boccia “oggi l’unica strada che abbiamo a disposizione per difenderci dalla concorrenza dei Paesi a basso costo di manodopera è quella di puntare su produzioni ad alto valore aggiunto, investendo in tecnologia e innovazione. In particolare è necessario investire su infrastrutture materiali e immateriali, la questione digitale e Industria 4.0”.