Sono 80000 le persone coinvolte nella crisi dei call center. Simone Bartolini, da responsabile Ugl di un settore così delicato e complesso, quali sono le reali cause di questa paralisi?
L’intero settore delle telecomunicazioni, è ormai al collasso, determinato da delocalizzazioni selvagge e gare al massimo ribasso, in violazione del contratto nazionale di categoria. Il Governo, in tutto questo marasma, è completamente assente, nonostante normative vigenti che regolamentano il mondo dei call center. La Legge 134/2012 art.24bis, è puntualmente disattesa.
Come è il presente di questi lavoratori?
Drammatico. Un crescendo di precarizzazione del lavoro, dove la delocalizzazione la fa da padrone e dove il lavoratore, è messo ancor più a dura prova, a seguito del nuovo inquadramento previdenziale dei call center, disposto dall’Inps, da industria al ‘terziario’, con tutto ciò che ne consegue in tema di ammortizzatori sociali in deroga.
Quali sono le difficoltà che continuano ad immobilizzare il comparto e a spingere poi le aziende a delocalizzare, a scappare da questa realtà?
Il liberismo di un mercato del lavoro con regole a briglie sciolte, rende difficile una sana concorrenza e, in aggiunta agli oneri fiscali del costo del lavoro, molto pesanti, spingono molti imprenditori a guardare orizzonti di mercato oltre confine, paralizzando la crescita occupazionale e il mantenimento del lavoro stesso. Chi delocalizza, per capirci, lo fa sulla base di queste cifre, ovvero: se un full time in Italia, mi riferisco agli operatori telefonici, può arrivare a costare 17/18 euro l’ora, in Albania costa 3/4 euro l’ora. Questa è la proporzione.
L’importanza delle “clausole sociali” ?
Sono fondamentali nel garantire continuità occupazionale nei cambi d’appalto e, necessarie per regolamentare le gare d’appalto, indirizzate a prezzi d’offerta al ribasso, in violazione dei minimi tabellari del contratto nazionale di categoria.
Le clausole sociali, sono pensate per cristallizzare i principi che stanno alla base della Direttiva europea 23/2001 e dell’art. 2112 del C.C., nei cambi d’appalto.
Da sindacalista quali sono le difficoltà che incontra in queste aziende?
Uno dei tanti problemi, è la sostenibilità occupazionale per problematiche legate alla concorrenzialità. Faccio un esempio esemplificativo: se applico sconti sul prezzo dell’offerta economica nelle gare d’appalto, che non coprono il costo del lavoro perché poi delocalizzo le mie attività o parte di esse in Albania, dove il costo del lavoro rispetto a quello italiano, è inferiore del 75 per cento, va da se che si gioca con regole impari. Committenti che, sotto la minaccia di delocalizzare i propri servizi o di rivolgersi ad altri fornitori, propongono un prezzo al limite della sostenibilità del costo del lavoro, dove i margini di guadagno spesso non soddisfano pienamente le aspettative dell’imprenditore e del Cda. Andrebbero tutelate tutte quelle realtà aziendali, che per Statuto non delocalizzano le proprie attività. È il caso di Almaviva Contact, per esempio.
Quale tra le tante vertenze che sta seguendo le è rimasta più impressa?
Posso descriverle almeno tre casi emblematici: Green Network, ha delocalizzato in Albania il suo servizio di assistenza clienti, dopo che il nuovo fornitore ha applicato al proprietario, uno sconto sul costo del lavoro del 65 per cento, lasciando senza commessa 270 persone, dipendenti di Almaviva Contact, determinando così esuberi di personale. Infocontact, che a seguito dei progressivi ribassi nelle gare d’appalto sul prezzo di mercato, che è pari a 0,42 centesimi per minuto di chiamata, è fallita, ed è stata acquisita dalla sua competitor Abramo, che delocalizza parte delle proprie attività di servizi; il servizio ChiamaRoma 060606, che gestiva Almaviva Contact, la cui gara è stata aggiudicata con uno sconto sul costo del lavoro pari al 33 per cento, ad Abramo/Telecom: fatto salvo poi un’integrazione economica di 700mila euro. Solo per fare qualche esempio.
Il 18 dicembre scorso, invece, è stato raggiunto, presso la sede di Unindustria a Roma, un importante accordo per il futuro di Almaviva Contact. Quali sono i risultati positivi che avete ottenuto?
Tamponare fino a maggio 2016 una situazione di imminente emergenza, dopo che l’Inps ha disposto il passaggio dell’inquadramento previdenziale da industria al terziario, a far data dal 1 dicembre u.s., con relativo annullamento, da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Contratto di Solidarietà siglato l’8 aprile 2015, della durata di un anno, dove 3500 persone a livello Italia, hanno rischiato la mobilità.
Quale è stato il passaggio deludente di questa trattativa?
Recuperare in extremis una situazione già precaria e prendere obbligatoriamente coscienza, ancora una volta, che se il Governo non prenderà atto di dover regolamentare un intero settore, quello delle telecomunicazioni e di far rispettare le norme vigenti, il sindacato dovrà rincorrere affannosamente situazioni di emergenza, mentre aumentano tavoli di crisi aziendali al Mise.