È difficile capire se pesa più l’aspetto positivo o, piuttosto, quello negativo. L’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha appena fatto sapere nel prossimo triennio l’azienda che opera nella cantieristica navale avrà bisogno di almeno 5 o 6mila addetti, di cui 1.500 diretti e i restanti nell’indotto, ma, purtroppo, ha difficoltà a trovare sul mercato personale già pronto da impiegare. Si ripresenta così uno dei maggiori limiti che investe direttamente il mondo del lavoro: lo scarso o nullo collegamento fra la scuola e il sistema delle imprese. Fincantieri, nello specifico, è alla ricerca di saldatori di scafo, di installatori e saldatori di tubi, di addetti alle insolazioni e alle coibentazioni, di cementisti, di addetti a ponteggiature e agli impianti provvisori, di pittori, di molatori, di motoristi, di montatori di condotte, di carpentieri, di tracciatori, di arredatori e di meccanici di bordo. Insomma, parecchie professioni che sembrano mancare nel nostro Paese per un concatenarsi di errori di programmazione nei percorsi scolastici. Non è un caso, del resto, che Fincantieri guarda anche all’Europa dell’est, in particolare alla Romania, dove sono previsti due cantieri a Tulcea e a Braila.