Dopo i cali consecutivi registrati nei due trimestre precedenti, tra gennaio e marzo 2019 l’Istat ha rilevato un aumento del potere d’acquisto delle famiglie consumatrici italiane, cresciuto dello 0,9% rispetto al trimestre precedente. Più debole, invece, la performance dei consumi, per i quali si rileva un +0,2% a fronte del +0,7% che ha interessato la propensione al risparmio delle famiglie, salendo a 8,4%. A fronte di una variazione nulla del deflatore implicito dei consumi, spiega l’Istituto nazionale di statistica, il potere d’acquisto delle famiglie è anch’esso cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,9%. A livello tendenziale l’Istat segnala un +1,8% per il reddito disponibile lordo, un +1% per il potere d’acquisto e per la spesa per consumi finali e un +7,3% per gli investimenti fissi lordi. Notizia lievemente positiva sul fronte delle amministrazioni pubbliche: rispetto al primo trimestre dello scorso anno risulta infatti in diminuzione il rapporto tra deficit e Pil, sceso al 4,1%. Un dato che può sembrare piuttosto elevato, ma che come sottolinea l’Istat è ampiamente soggetto a stagionalità e che proprio per questo il confronto va fatto su base annua e non congiunturale. Meno incoraggiante il dato sulla pressione fiscale: nel periodo considerato dall’analisi il rapporto percentuale tra la somma di imposte dirette, imposte indirette, imposte in c/capitale e contributi sociali e il Prodotto interno lordo si è attestato al 38%, aumentando dello 0,3% rispetto al medesimo periodo di un anno fa, ma diminuendo notevolmente rispetto al 48,8% del trimestre precedente. Anche in questo caso bisogna sottolineare che la stagionalità pesa non poco: generalmente, infatti, nel primo trimestre la pressione fiscale segna un livello più basso rispetto al resto dell’anno.