Mentre nell’altro ramo del Parlamento, la discussione si è al momento fermata sugli emendamenti proposti al disegno di legge targato Nunzia Catalfo, la presidente pentastellata della Commissione lavoro del Senato, la partita riparte dalla Commissione lavoro della Camera dei deputati, dove quattro diverse risoluzioni stanno offrendo l’occasione per una ulteriore riflessione sul salario minimo legale. La risoluzione è uno strumento parlamentare che impegna il governo a porre in essere un determinato provvedimento, qualcosa quindi di diverso rispetto ad un disegno di legge che, se approvato, entra immediatamente in vigore, salvo l’ipotesi di decreti attuativi. Le quattro risoluzioni, sulle quali oggi sono state sentite le confederazioni sindacali, in une diverse tornate (la prima riservata a Cgil, Cisl, Uil ed Ugl; la seconda a Cisal, Confsal ed Usb) sono equamente divise fra maggioranza e minoranza. La risoluzione cinquestelle (Enrica Segneri) non fa riferimento esplicito ad una soglia precostituita (al Senato, si parla di 9 euro lordi), mentre la risoluzione della Lega (Elena Murelli) apre un fronte importante, chiamando direttamente in causa uno dei settori nei quali la concorrenza sleale è fortissima: le cooperative. Sempre Murelli punta sulla contrattazione collettiva e sulla riduzione del cuneo fiscale. Di Walter Rizzetto e Debora Serracchiani, le altre due risoluzioni che richiamano l’articolo 36 della Costituzione.