di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

 

Nulla è casuale e nulla è bene che lo sia in politica. Il vice premier Matteo Salvini con il suo viaggio negli Stati Uniti non ha realizzato solo un’opera diplomatica di recupero dei rapporti tra Italia e Usa, un po’ appannati dopo la (pre) intesa tra Italia e Cina sulla nuova Via della Seta, ma contemporaneamente ha inviato un altro messaggio, diplomatico magari non nella forma ma nella sostanza sì, all’Ue. Ovvero a quella Commissione che presto riceverà la lettera del Governo italiano con la quale Palazzo Chigi tenterà di sventare l’avvio di una procedura di infrazione per debito eccessivo. Che c’entra, si domanderanno alcuni, il viaggio negli Usa con la risposta da dare a Bruxelles? C’entra per diversi motivi e il primo di tutti è che anche la Commissione, ancora in via di sostituzione e chissà quanto ancora impiegherà a farlo, accelerando sull’Italia per l’avvio della procedura stessa ha fatto una scelta eminentemente politica, e l’ha fatta nel bel mezzo di tornate elettorali amministrative, senza tuttavia spostare di una virgola in senso negativo, semmai accrescendolo, il consenso degli italiani nei confronti della Lega e dei partiti di centrodestra. Quindi da uno dei due leader politici del Governo del Cambiamento il messaggio lanciato è stato molto chiaro sia nei confronti degli alleati di Governo sia dei detrattori che da sempre denunciano un isolamento dell’Italia dal resto del mondo a causa delle sue tesi sovraniste – isolamento risibile se solo si pensa a quanto sta accadendo in Usa, Russia e Cina – sia nei confronti dell’Europa. L’Italia, ha voluto avvisare Salvini, non è sola nella battaglia per cambiare l’Europa. L’Italia può essere ed è, alla luce dei rapporti difficili, quelli sì, tra Usa e Germania e Usa e Francia, il principale alleato degli Stati Uniti in Europa. Ma soprattutto l’Italia guarda con interesse alle politiche fiscali ed economiche statunitensi. Tornando in patria, Salvini ha detto che l’Italia non ha alcuna intenzione di fare una manovra «per tirare a campare», che non ha alcuna intenzione di accontentarsi di una crescita dello «zero virgola» e che se delle regole europee «mi impediscono di uscire dalla gabbia faccio di tutto per cambiare le regole». In barba ai quotidiani che descrivono ogni giorno un Governo in totale dissenso con sé stesso, sul solco di Salvini si stanno allineando, sebbene con toni e declinazioni diverse, sia il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sia il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nonché ovviamente l’altro leader politico del Governo, Luigi Di Maio. Non da oggi e né da ieri Giuseppe Conte non smette di affermare il «no a un primato della finanza in Europa», che a quanto pare sarà il fulcro della lettera che invierà, probabilmente giovedì, alle istituzioni e ai partner europei.
Ebbene sì, è il momento di intraprendere una strada coraggiosa.