di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

L’annuncio della nascita della nuova formazione identitaria “Identity & Democracy” è stato dato ieri. Il gruppo sovranista, che sostituisce il precedente ENL, rafforzandolo con 14 rappresentanti in più rispetto alla legislatura appena terminata, è composto da 73 eurodeputati provenienti da nove Stati membri. Oltre agli italiani del Carroccio, ci sono anche i francesi di Marine Le Pen, i tedeschi di AfD e poi austriaci, fiamminghi, cechi, finlandesi, danesi ed estoni. La delegazione italiana è la più numerosa, con i 29 europarlamentari leghisti, e guida la formazione, con il ruolo di presidente affidato a Marco Zanni. Se Identità e Democrazia sarà la testa d’ariete nel nuovo Parlamento europeo al fine di rappresentare con forza le richieste di cambiamento, ci sono anche altre formazioni ed altri partiti che interpretano le esigenze di moltissimi cittadini del Vecchio Continente, che chiedono una profonda trasformazione dell’Unione europea e che potrebbero trovare, magari su singoli temi, una convergenza con “Identity & Democracy”. Ad esempio i Conservatori e Riformisti europei, di cui fa parte Fratelli d’Italia, ma anche il Brexit Party di Nigel Farage insieme al Movimento 5 Stelle, alleato di governo della Lega stessa. Nonché parte del Partito Popolare europeo, che comprende i rappresentanti di Forza Italia e quelli del partito Fidesz  di Viktor Orban, formazioni politiche che potrebbero convergere su alcune delle proposte portate avanti dai sovranisti. Allo stesso modo i rappresentanti del cosiddetto establishment europeo sono molto meno forti e decisamente più compositi rispetto al passato: socialisti e popolari – come già detto questi ultimi sono fra l’altro piuttosto eterogenei al proprio interno – per mantenere  una maggioranza nell’Europarlamento sono infatti costretti a rivolgersi ad altri gruppi, l’Alde e forse i Verdi. Si è verificato nel complesso un mutamento profondo ed un riequilibrio di forze. Se ancora la maggioranza sarà nelle mani dei partiti tradizionali – possiamo dire purtroppo, dati i risultati raggiunti finora – certamente le istanze delle opposizioni, uscite rafforzate dalle urne, non potranno continuare ad essere ignorate ed il dibattito sarà finalmente più aperto e più equilibrato. A vantaggio dei cittadini europei che chiedono un cambio di passo all’Europa su molti temi, dai parametri economici alle politiche occupazionali e sociali, alla gestione del fenomeno migratorio. Dopo l’insediamento del Parlamento europeo, che avverrà a luglio, molti ruoli importanti dovranno essere attribuiti: dalla presidenza dello stesso europarlamento, alla nomina da parte dei governi degli Stati membri della nuova Commissione e dei vertici della Bce, entrambi in scadenza a ottobre. Nell’auspicio che la lezione scaturita dalle urne venga compresa: questa è forse l’ultima occasione per cambiare l’Europa andando incontro alle esigenze dei cittadini, onde evitare una progressiva disaffezione della popolazione europea verso l’Unione stessa.