Un aumento delle unità di lavoro, ma anche un incremento del tasso di disoccupazione di un paio di decimali percentuali, mentre la crescita delle retribuzioni lorde dovrebbe essere in linea con l’inflazione, dopo che nel 2018 gli stipendi lordi sono andati meglio del costo della vita. Sono queste le previsioni che l’Istat fa, considerando l’andamento complessivo dell’economia e con l’avvertenza che si tratta di valutazioni a legislazione vigente. In buona sostanza, il quadro tracciato dall’Istituto di statistica appare nel complesso improntato a prudenza e moderazione. Del resto, l’incremento del tasso di occupazione è ampiamente giustificabile come un effetto indiretto del reddito di cittadinanza: prevedendo l’attivazione di tutto il nucleo familiare, un certo numero di persone passerà dalla casella degli inattivi a quella dei disoccupati. A quel punto, molto dipenderà dalle imprese che, se assumeranno, avranno a disposizione incentivi contributivi molto importanti. L’Istat stima in crescita anche la produttività, un aspetto, ques’ultimo, connesso al secondo provvedimento bandiera della legge di bilancio, quota 100, in quanto la sostituzione di lavoratori maturi con altri più giovani può aiutare in termini di conoscenze digitali, nonché al sistema di incentivi sui macchinari e sulla formazione, previsto nella stessa legge di bilancio e nel decreto Crescita attualmente in fase di conversione.