Due giornate di lavori, ieri 16 maggio e oggi 17,  a Budapest per la delegazione dell’Ugl, composta dal Segretario Confederale Ezio Favetta, dal responsabile nazionale Relazioni internazionali Gianluigi Ferretti e dal Dirigente Confederale Fiovo Bitti, invitata a partecipare al seminario “Sviluppi nella tutela della salute e nella sicurezza sul Posto di lavoro nelle diverse categorie” organizzato da Eza, Confederazione europea che riunisce una rete di 73 organizzazioni dei lavoratori, di 30 paesi europei, ispirate ai valori sociali cristiani, e da Numkastanacsok,  sindacato ungherese.

Oggi i rappresentanti dell’Ugl sono intervenuti nel corso di una tavola rotonda dal titolo “Quali sfide attendono i membri dell’Unione europea per quanto riguarda la regolamentazione Ue in materia di salute e sicurezza sul lavoro? Quali i necessari cambiamenti?”, moderata dal Segretario Generale del sindacato ungherese Mosz, Imre Szilàrd Szabò. «Pur avendo una legislazione molto evoluta – ha sottolineato Favetta nel suo intervento – l’impatto del fenomeno infortunistico in Italia è più alto rispetto a quello degli altri Paesi europei, ad iniziare da quelli presenti ed anche al netto di tutte le considerazioni espresse in ordine al fenomeno delle mancate denunce. Il dato finale del 2018 segna un più 0,9% sul fronte degli infortuni, oltre 641mila in totale, e un incremento di 104 unità per quanto attiene alle cosiddette morti bianche, 1.133 in totale contro le 1.029 vittime del 2017, vale a dire 4,4 infortuni mortali al giorno. Anche i primi mesi dell’anno si segnalano per un aumento degli infortuni, compresi quelli mortali. In aumento, pure, le malattie professionali, del 3,1% fra gli uomini e dello 0,8% fra le donne. Per questo, l’Ugl ha voluto sensibilizzare l’opinione pubblica con l’iniziativa ‘Lavorare per vivere’, con 1.029 sagome esposte a Roma, Milano, Napoli e Firenze, sagome che sono diventate 1.133 a Palermo, lo scorso 1° maggio, alle quali si aggiunge l’esposizione di Marcinelle, in ricordo dei 262 caduti l’8 agosto del 1957». «La questione italiana è più di ordine culturale ed organizzativo che normativo – ha sottolineato Fiovo Bitti – Le norme, infatti, spesso sono puntuali, tanto che in Italia è attiva una assicurazione contro gli infortuni già dagli anni ’30, cosa non ancora presente in tutti gli Stati membri. L’ultimo intervento normativo nel 2015 ha portato all’istituzione dell’Ispettorato nazionale del lavoro, soggetto che ancora evidenzia dei limiti di intervento per una serie di problematiche. Fra i temi cui prestare la massima attenzione, si evidenzia un allentamento dell’interesse verso la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro subito dopo la crisi economica del 2008, la ridotta percentuale dei lavoratori che vengono formati in maniera regolare, la scarsa sensibilità nelle piccole e medie imprese che vedono la sicurezza come un costo e non come un investimento, tanto che a volte sono coinvolti negli incidenti anche i datori di lavoro e i loro familiari. Molto si gioca sul versante delle relazioni industriali, in particolare favorendo la partecipazione dei lavoratori, e su una serie di interventi normativi, come quello sul versante pensionistico che, anticipando l’uscita, dovrebbe favorire una riduzione degli infortuni fra i lavoratori maturi». Da ultimo, «una riflessione va fatta sullo strumento normativo impiegato dall’Unione europea: le direttive devono essere recepite dagli Stati membri, con i singoli governi che hanno margini di intervento, come dimostrato dalle differenti situazioni emerse nel corso di questo seminario. L’Unione europea, come fatto con la privacy, potrebbe viceversa pensare ad un regolamento immediatamente attuativo, così da avere un quadro unitario».

Per il responsabile Ugl delle Relazioni internazionali, Gianluigi Ferretti, si è trattato di «un seminario interessante per la qualità degli interventi, ma soprattutto per la scelta del tema, la sicurezza nei luoghi di lavoro è il tema dei temi. L’Ugl è disponibile a supportare i sindacati amici degli altri Paesi nell’organizzazione di una campagna europea sul modello di quella da noi organizzata nel corso dell’anno».