Le elezioni europee sono dietro l’angolo, 23-26 maggio, e l’attesa intorno alle previsioni economiche di oggi per tutti i Paesi dell’Ue non poteva non essere alta generando le solite anticipazioni, pubblicate ampiamente sui quotidiani italiani.

Non a caso, prima del Commissario economico Ue, Pierre Moscovici, in conferenza stampa ha parlato il presidente della Commissione Ue uscente, Jean-Claude Juncker, affermando: «Dobbiamo lottare contro gli estremismi populistici ma non possiamo lottare con slogan gratuiti o attacchi personali che stanno aumentando in Europa», «l’Unione di oggi è più forte rispetto a quella di ieri e non è un caso questo, ma il risultato della nostra unità e risolutezza e capacità di raggiungere compromessi». Poco dopo la mazzata delle previsioni economiche che vedono l’Italia, niente di meno, ultima in Ue per crescita, investimenti e occupazione. Tagliate le nostre stime di crescita: nel 2018 il Pil crescerà dello 0,9%, nel 2019 dello 0,1%, e nel 2020 dello 0,7%, quando in quelle di febbraio le percentuali erano rispettivamente 1%, 0,2% e 0,8%. Scrive ancora la Commissione: «La debolezza, frutto della contrazione dello scorso semestre, lascerà il passo a una tenue ripresa». Qualora i consumi fossero anche aiutati dal reddito di cittadinanza, per Bruxelles il «mercato del lavoro si deteriora» danneggiando la spesa dei consumatori che tenderanno a risparmiare.

Punti di vista o verità scientifiche? Nella Nota mensile sull’economia italiana l’Istat ha rilevato che ad aprile l’indicatore anticipatore ha registrato una flessione meno marcata del Pil rispetto ai mesi precedenti, prospettando un possibile miglioramento dei ritmi produttivi. Certo il contesto è quello che è: non dà segni di miglioramento la fase di bassa crescita dell’economia mondiale, confermata dagli indicatori di inizio 2019, che ha interessato un numero crescente di Paesi. Le prospettive economiche continuano a essere caratterizzate da rischi al ribasso e questo, cara Commissione Ue uscente, non dipende dai “discoletti” italiani attualmente al governo, ma forse ancora di più dai due giganti, Usa e Cina, che al momento si stanno duramente scontrando, mentre le borse tracollano, a suon di dazi o, meglio ancora, di scontri di civiltà.