di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Non sappiamo se è più sorprendente la scacciante vittoria di Volodymir Zelensky in Ucraina o, piuttosto, il fatto che tanti commentatori internazionali e nazionali siano sorpresi. Eppure, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che viviamo in un periodo fuori dagli schemi. Le élite, che finora avevano generato le classi dirigenti in mezzo mondo, non riescono più ad intercettare i bisogni delle persone. Si perdono nelle loro analisi, trovando perfino difficoltoso chiamare le cose con il loro nome, come è successo a Barack Obama e ad Hillary Clinton, per i quali l’attentato in Sri Lanka è contro gli adoratori della Pasqua che, detta così, sembra quasi una setta di periferia e non una comunità che raccoglie 2,4 miliardi di persone nel mondo. Accade oggi nella seconda più popolosa nazione della ex Unione sovietica, ma succede in ogni parte del mondo con una sempre maggiore frequenza. La gente comune non crede più alle promesse sul Sol dell’avvenire o sulla capacità del liberalismo di ridurre le disuguaglianze sociali, senza intervento alcuno da parte dello Stato o di qualsiasi altra entità nazionale o sovranazionale. Non si tratta neanche più di un voto di protesta. L’idea, molto consolatoria soprattutto per le élite, poteva reggere qualche tempo fa. Ora sarebbe errato ridurre il tutto quasi ad episodi di folclorismo, destinati ad essere assorbiti velocemente. Il comico che diventa presidente, del resto, è un must nel cinema ad ogni latitudine, ma spesso non ci si interroga su ciò che rappresenta il comico, su cosa ci sia sotto la scorza. È successo anche nel nostro Paese, con Beppe Grillo, il quale ha dato voce ad un malcontento sempre più pervasivo nella nostra società, il quale ha dato vita ad un movimento che è poi approdato in Parlamento e al governo. È successo prima con Silvio Berlusconi, per molti versi un uomo nuovo, non perché non fosse espressione della classe dirigente, ma perché era espressione di un diverso modo di essere classe dirigente. È successo negli Stati Uniti d’America con Donald Trump, imprenditore, ma anche personaggio di un format televisivo, cha ha avuto come protagonista in Italia Flavio Briatore, che si è inserito come un cuneo in uno scenario cristallizzato, mandando così in frantumi un cliché che aveva visto alcune grandi famiglie alternarsi, in prima o per interposta persona, alla guida del Paese. Succederà ancora, ad iniziare dalle prossime elezioni europee.

La schiacciante vittoria di Zelensky

Le prossime settimane saranno decisive. Unione europea e Russia saranno infatti chiamate a confrontarsi con un presidente del quale non si conosce assolutamente nulla. Volodymyr Zelenski, noto al momento soltanto per una fiction nel quale, per ironia della sorte, ha interpretato il ruolo di presidente contro la corruzione, ha sconfitto con il 73% delle preferenze il capo dello Stato uscente, Petro Poroshenko. Sul tavolo di confronto, la doppia questione della Crimea, già annessa alla Russia, e del Donbass, in mano ai separatisti filo Putin.