di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Appena sorge qualche dubbio sul fatto che ormai la sinistra sia diventata il partito non solo degli snob, di quelli che – peraltro senza ragioni plausibili di ogni ordine e grado – si sentono migliori, più eleganti, più istruiti degli altri, ma anche dei ricchi, che non contenti come i vecchi liberali d’antan di arroccarsi semplicemente nelle proprie riserve borghesi e dorate grazie a parentele convenienti o, nel migliore dei casi, capacità lavorative, pretendono – pure! – di essere anche i più buoni e potersi permettere di far la morale agli altri e dire loro come devono vivere e cosa devono pensare, ecco che, puntuale come un orologio svizzero, possibilmente di marca Rolex, arriva lui: Gad Lerner. Le sue uscite improbabili non fanno altro che rafforzare il cliché del “radical chic”, al punto che si potrebbe pensare che sotto sotto il giornalista sia un fautore della “psicologia inversa” volta a portare acqua al mulino di Salvini. Un leghista in incognito. Stavolta è riuscito nell’ardua impresa di superare se stesso arrivando a dire, in uno scambio di battute con Rampini, di sinistra, ma critico e autocritico, a proposito delle polemiche sulla collocazione dei Rom nella Capitale, che “Il problema è che ai Parioli e nelle altre zone dei centri cittadini, un edificio, un locale ha un tale valore immobiliare che nessuno mai penserebbe di destinarlo all’accoglienza dei richiedenti asilo o dei rom”. Una sincerità disarmante. È vero, dice Lerner, bisogna accogliere, includere, commuoversi, indignarsi, purché, però, non si esageri: ci sono valori ancora più importanti e che non possono essere messi in discussione, valori non morali, sia ben chiaro, ma immobiliari. Il ragionamento, però, non riguarda tutti: il timore del deprezzamento degli immobili popolari, delle case di periferia contigue ai centri di accoglienza, di coloro che magari hanno fatto duri sacrifici per comprarsi un appartamento, quello no, non va bene, è intolleranza. Quello dei ricchi, invece, va evitato. Come poi se anche al centro o nelle zone di lusso di Roma non ci fossero edifici di proprietà pubblica: non si chiederebbe ai “pariolini” di destinare le loro case costose a migranti e rom rinunciando a lauti guadagni, ma semplicemente di accettare, come fanno i residenti delle zone meno ricche, di averli come vicini di casa. Neanche questo, però, si può fare, come già si era visto ai tempi del “caso Capalbio”. A dimostrazione della tesi dei “sovranisti” ovvero che la sinistra è per l’accoglienza, sì, ma degli altri, volendo per sé gli onori del “buonismo” ma evitando bene gli oneri, da lasciare ai poveri, agli abitanti delle periferie, insomma al popolo. Grazie, Gad, per contribuire con tanta solerzia a far capire, anche ai più ostinati, quale sia il vero volto della sinistra nostrana.