Da una parte c’è il commissario europeo per gli affari economici e monetari Pierre Moscovici che, parlando a margine dei lavori del Fondo monetario internazionale, chiede «all’Italia credibilità», spiegando che il Paese «sta soffrendo una situazione di stagnazione se non di recessione» e che «la situazione italiana è fonte di incertezza per tutta l’Eurozona». Dall’altra c’è il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, che in un’intervista rilasciata al Messaggero ricorda che i nuovi provvedimenti del governo «produrranno effetti visibili solo nel secondo semestre» e che «con il Def che il governo ha approvato, siamo infatti in grado di soddisfare in pieno gli impegni con Bruxelles. Anzi, non escludo un miglioramento del deficit strutturale, se anche fosse dello 0,1 per cento». È dunque un Tria fiducioso quello intervistato dal quotidiano di via del Tritone. Per la prima volta da mesi, ha fatto notare il ministro, «lo spread rompe quota 240. Ora sta girando attorno a 239, poi magari risalirà», ma «i mercati hanno capito che stiamo facendo un buon lavoro, non canto vittoria perché la salita è lunga ma il sentiero è quello giusto». Parlando poi della flat tax, il titolare di Via XX settembre ha ribadito che «il taglio dell’Irpef è un atto di giustizia necessario, soprattutto per i ceti medi che per anni hanno subito gli effetti dannosi di un fiscal drag, soprattutto negli anni di alta inflazione, da tutti contestato ma che nessuno ha mai provveduto ad attenuare. Quindi sicuramente interverremo, il come lo vedremo in autunno».