Nel 2018 la spesa mondiale in cybersicurezza è salita a 36,6 miliardi di dollari, aumentata del 9,1% rispetto allo scorso anno. Una cifra che sembrerebbe enorma, ma che se si guarda a fondo rappresenta solamente il 2% della spesa complessiva in tecnologia dell’informazione. È la fotografia scattata dagli analisti di Canalys a mostrare i numeri di un mercato sempre più in espansione e che potrebbe raggiungere i 42 miliardi di dollari da qui alla fine del 2020, visti anche i sempre più frequenti attacchi hacker sferrati sia contro la pubblica amministrazione che contro i privati. Secondo una recente indagine di Kaspersky Lab (l’azienda russa specializzata nella produzione di software per la sicurezza informatica) negli ultimi 24 mesi oltre la metà delle aziende italiane, il 55% (il 54% di quelle europee), è stata oggetto di attacchi informatici con conseguenze  come la perdita dei dati, nel 15% dei casi; problemi con l’integrità dei dati, nel 18% dei casi; o interruzione de servizi, nel 31% dei casi. Un altro allarme è quello lanciato da Federprivcy, secondo cui ben il 47% dei siti delle amministrazioni pubbliche non utilizza protocolli sicuri.  «I siti web con protocolli di connessione non sicuri spianano la strada ad hacker e malintenzionati – ha spiegato il presidente di Federprivacy, Nicola Bernardi – che mirano ad intercettare e carpire dati personali inviati o ricevuti tramite i form di contatto dei siti dei comuni, e l’utilizzo di queste tecnologie ormai obsolete li espone a potenziali rischi di data breach».