di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Prima ancora di affrontare nello specifico i contenuti del decreto legge 4/2019, mi si permetta una considerazione di fondo. È vero che i tempi sono dettati dalla Costituzione e dalle sacrosante prerogative del Parlamento, però c’è un aspetto sul quale riflettere. Nel mentre Camera e Senato sono stati impegnati per quasi due mesi a limare il testo – fra gli emendamenti approvati, diversi arrivano dai partiti di minoranza o sono frutto di scelte condivise maturate all’interno delle competenti commissioni parlamentari -, dal Paese reale sono arrivate oltre 100mila domande per Quota 100 e, si stima, oltre mezzo milione sul reddito e le pensioni di cittadinanza. Numeri impressionanti che certificano l’enorme impatto sociale delle due misure bandiera dell’ultima legge di bilancio. Certo, la partita è appena iniziata. Fra qualche giorno, andranno in pensione i primi 25mila aventi diritto, mentre per il reddito di cittadinanza occorrerà aspettare anche qualche settimana, con le prime erogazioni intorno al 26 aprile. La vera sfida a quel punto diventerà quella di riuscire ad incrociare i posti vacanti con le persone disoccupate disponibili a lavorare. Un percorso che necessita di investimenti importanti sulla scuola, sulla formazione e sui centri per l’impiego, anche in sinergia con le regioni e, più in generale, con il territorio. Sì, perché tutta la partita nasce dai Palazzi del governo, ma poi si gioca a livello di comunità, laddove la povertà e il rischio esclusione sociale mordono più forte. Permetteteci, infine, di salutare con soddisfazione la decisione del Parlamento di porre fine allo scandalo delle persone condannate dalla nostra giustizia, ma poi scappate all’estero che continuavano a percepire, da latitanti e come se nulla fosse, la pensione.