di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Si è aperto oggi il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie, un evento che, poiché mette al centro del dibattito la famiglia naturale, è stato percepito da molti media e da alcune forze politiche come qualcosa di addirittura quasi “eversivo”. Questa avversione e questo ostracismo nei confronti di una manifestazione pacifica mostrano il lato oscurantista di quello che è il mondo del “progressismo politicamente corretto”, che ormai non sembra più orientato alla giusta e doverosa tutela dei diritti delle minoranze, ma ad un vero e proprio rifiuto ideologico nei confronti di quella che è elemento fondante ed insostituibile della stessa civiltà umana, in ogni tempo ed ad ogni latitudine, ovvero la famiglia fondata sull’unione stabile e riconosciuta fra un uomo ed una donna. Siamo al paradosso. Al contrario, andando oltre tali polemiche pretestuose, per quanto riguarda in particolare il nostro Paese, occorrerebbe interrogarsi su come aiutare di più e meglio le famiglie, sulla base dello stesso dettato costituzionale che afferma che fra i compiti della Repubblica c’è quello di agevolare con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose, e di proteggere la maternità, l’infanzia e la gioventù. Mettere in campo, quindi, tutti gli strumenti necessari per consentire ai cittadini di formare e mandare avanti una famiglia. Perché se è vero – e certamente lo è – che la formazione di una famiglia deve essere frutto di una scelta individuale, che deve essere e restare completamente libera, non si può, tuttavia, ignorare il fatto che l’istituto familiare va aiutato e tutelato in una società che vuole credere nel proprio futuro. Quindi le persone devono essere messe nelle condizioni di decidere liberamente, ma senza essere ostacolate nella scelta di formare una famiglia, quanto piuttosto aiutate. Invece oggi nella gran parte dei casi le motivazioni all’origine della crisi della famiglia, cioè del sempre minore numero di matrimoni e sempre in più tarda età, delle poche unioni civili, del tasso di natalità fra i più bassi al mondo, sono di carattere essenzialmente economico. La povertà diffusa, le difficoltà dell’economia che si riflettono sull’occupazione, la precarietà, un’organizzazione del lavoro ancora poco rispondente alle esigenze familiari, un fisco ancora essenzialmente basato sull’individuo e non sul contesto familiare, le problematicità nell’accesso al credito e nell’acquisto di una casa sono le reali cause della crisi dell’istituto familiare. Sono questi i problemi che vanno affrontati, come del resto avviene in moltissimi Paesi che sono riusciti con un welfare più presente e condizioni di vita migliori a garantire il giusto sostegno alla famiglia in un modo tutt’altro che “medievale” ed anzi moderno ed inclusivo.