L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha tagliato le stime di crescita dell’Eurozona, passando dal +1,6% precedentemente previsto al +1,1%. Una revisione legata soprattutto al rallentamento che ha interessato la Germania e l’Italia, Paesi che, secondo gli analisti, rispetto alle altre economie hanno sofferto maggiormente l’incertezza economica internazionale, legata anche alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Proprio ieri il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha parlato di «rischi orientati al ribasso» e di «un peggioramento più persistente della domanda estera. Ma una ‘fase debole’ non anticipa necessariamente una grave caduta», assicurando però che la BCE si aspetta comunque che la crescita dell’area «ritorni gradualmente a un ritmo vicino al suo potenziale» e che la Banca centrale non è certo «a corto di strumenti per adempiere al nostro mandato». «L’impegno a realizzare il nostro obiettivo – ha spiegato Draghi – implica anche un’attenzione ai rischi futuri e una prontezza nel rispondervi, se le prospettive di medio termine dovessero continuare a peggiorare significativamente». Eurozona a parte, Standard & Poor’s ha limato anche le stime di crescita dell’Italia. Per l’anno in corso l’agenzia di rating prevede un aumento del Pil di un decimo di punto, contro il 0,7% previsto a dicembre. Taglio anche alle stime per il 2020: dal +0,9% al +0,6%.