Sarà durante il prossimo Consiglio europeo, in programma il 20 e 21 marzo, che sapremo in via definitiva se la Brexit – altrimenti prevista per il 29 marzo – potrà essere rinviata (servirà l’unanimità dei 27). Ieri Westminster ha avviato la pratica, approvando (con 412 voti a favore e 202 contrari) la mozione che autorizza il governo di Londra a chiedere all’UE una proroga dell’articolo 50. Il rinvio sarebbe di tre mesi, quindi fino al 20 giugno. Il tempo necessario, insomma, per permettere a Theresa May (non a caso favorevole alla possibilità) di rinegoziare con Bruxelles i punti più controversi del divorzio per poi giungere al tanto agognato ok della Camera dei Comuni, dopo le bocciature ai precedenti piani (la prima a gennaio, la seconda soltanto pochi giorni fa). Ora la domanda è: il Regno Unito dovrà partecipare al voto di maggio per il Parlamento europeo? Non è cosa del tutto chiara. La Commissione europea sostiene che Londra dovrebbe organizzare elezioni di questo tipo finché aderirà all’UE, ma il punto di vista di molti è che siccome il nuovo PE non si insedierà prima di inizio luglio. Quindi, è il ragionamento, ipotizzando un’estensione dell’articolo 50 fino a giugno il problema non si porrebbe. Ieri il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha aperto all’estensione lunga, idea su cui – così sembra – la premier britannica non sarebbe d’accordo, proprio per evitare una circostanza simile. Theresa May, piuttosto, come riferisce la Bbc, vorrebbe favorire una «breve estensione tecnica».