di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Oggi, nel dibattito pubblico, si sono intrecciati due temi importanti, che, in modo differente, ma complementare, hanno a che fare con il modello di sviluppo e con il tipo di futuro che intendiamo costruire per noi stessi e per le generazioni future. È stata la giornata del “Global Strike For Future”, lo sciopero generale internazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica e i decisori politici sulle questioni ambientali ed in particolare sul cambiamento climatico. In Italia hanno manifestato migliaia di studenti, da Nord a Sud, in un evento che si è autodefinito rigorosamente apolitico. Come la giovane attivista svedese, ormai nota in tutto il mondo e candidata al Nobel, Greta Thunberg, i ragazzi hanno dichiarato di non essere interessati a solidarietà ed indignazione di facciata e di aspettarsi, invece, azioni urgenti e tangibili contro l’inquinamento. Nella stessa giornata, a Roma si è discusso di infrastrutture, appalti ed edilizia in occasione dei vertici tra il Governo, le Autonomie locali e le Parti Sociali sullo “sblocca cantieri”. L’Ugl ha richiesto al Presidente Conte ed ai Ministri Di Maio e Toninelli di avviare un vero e proprio “piano Marshall” di investimenti al fine di potenziare le nostre infrastrutture: lavoratori, amministratori e cittadini attendono che si dia il via a tutte quelle opere pubbliche necessarie alla modernizzazione ed alla messa in sicurezza del Paese. Anche snellendo il sistema degli appalti, mantenendo naturalmente la necessaria attenzione in termini di retribuzioni, sicurezza sul lavoro e legalità, ma facendo al più presto ripartire quello che è il motore dello sviluppo del Paese, dal punto di vista dell’inclusione e della connessione sociale, oltre che da quello economico ed occupazionale, considerando l’importanza del settore edilizio, sia dal lato delle imprese che dei lavoratori dipendenti, settore messo in difficoltà da una lunga crisi. Anche in questo caso, per dirimere la questione ed arrivare a soluzioni soddisfacenti, servono rapidità e concretezza. Si potrebbe pensare che i due principali temi che oggi sono stati al centro del dibattito siano antitetici: da un lato l’utopia “verde” e dall’altro la concretezza dello sviluppo. In realtà non dovrebbe essere così: in entrambi i casi, infatti, l’ostacolo è l’immobilismo e l’obiettivo è la modernità. Non solo è possibile, ma è necessario per il Paese compiere una sintesi tra le due istanze attraverso la capacità e la lungimiranza di mettere in atto un progetto di sviluppo sostenibile. L’Italia ha bisogno di questo, di una visione ad ampio spettro, che, proprio attraverso la modernizzazione delle nostre spesso obsolete infrastrutture e la messa in sicurezza del territorio italiano, altrettanto urgente, possa permettere di raggiungere obiettivi economici, occupazionali e anche ambientali e sociali.