Di certo i dati macroeconomici sui primi mesi del 2019 non possono essere definiti soddisfacenti, ma per la Confcommercio parlare di recessione è eccessivo, sarebbe meglio quindi parlare di stagnazione. Non che sia una cosa rassicurante, ma un conto è una contrazione dell’attività economica, un conto è una fase di stabilità. Nella consueta Congiuntura Confcommercio, l’associazione di categoria analizza infatti l’andamento dei vari indicatori, spiegando che, per esempio, dopo un quadrimestre di flessione la produzione industriale è tornata a crescere, l’occupazione continua ad aumentare, mentre sul fronte dei consumi, «nonostante un andamento complessivamente non favorevole, si apprezza qualche elemento di vivacità, sintomo del tentativo delle famiglie di reagire ad una situazione di perdurante fragilità delle aspettative». Per il mese di febbraio l’analisi segnala infatti una diminuzione dei consumi dello 0,1% in termini congiunturale e un aumento dell’1% rispetto allo stesso mese di un anno fa, con un leggero ripiego nella media trimestrale. Su base mensile aumenta la domanda di servizi (+0,2%) mentre diminuisce di due decimi quella di beni. Per quanto riguarda invece il Pil, l’ufficio studi della Confcommercio stima a marzo, una variazione congiunturale negativa dello 0,1% che, considerando il +0,1% di gennaio e la variazione nulla di febbraio, porterebbe il consuntivo trimestrale ad un +0,1% (-0,1% rispetto la primo trimestre del 2018).