di Francesco Paolo Capone

Segretario Generale Ugl

Aveva davvero ragione suo padre quando, nell’informare delle gravissime condizioni di salute il figlio, Manuel, disse alla stampa: «E da adesso la sua famiglia è l’Italia, lui è il figlio d’Italia». Manuel Bortuzzo, il nuotatore rimasto paralizzato alle gambe per una lesione al midollo, è davvero figlio d’Italia, perché lo abbiamo seguito e continuiamo a seguirlo tutti con apprensione come fosse uno dei nostri figli, dopo essere stato colpito ingiustamente da due malviventi della sua stessa età, che in una sera qualsiasi di sballo e di pistole gli hanno sparato a Roma all’Axa, dicono loro «per sbaglio», evitando sempre “per caso” di colpire gravemente anche la fidanzata che era insieme a lui.

Il nuotatore, venuto a Roma per allenarsi e sognare le Olimpiadi, sta dando a tutti noi una grande lezione: ci sta insegnando la forza di non arrendersi mai e ci sta mostrando contemporaneamente quell’Italia della quale sappiamo di poter-dover andare fieri, anche se non la ricordiamo spesso perché conquista a fatica le pagine dei quotidiani, a torto o per fortuna, se è attraverso tragici fatti di cronaca che ragazze e ragazzi simili possono diventare così popolari.

Da ieri, Manuel ha iniziato il suo periodo di riabilitazione: lasciando l’ospedale San Camillo Forlanini e raggiungendo la Fondazione Santa Lucia di Roma, dove inizierà la neuro-riabilitazione presso il Centro Spinale, la nostra speranza è che quello che la nostra Capitale gli ha tolto, possa in un altro modo restituirgli. Noi siamo con lui e con la sua altrettanto tenace e bella famiglia, con i medici e gli infermieri che lo stanno accompagnando nel suo nuovo percorso di vita, nel suo nuovo «campo di combattimento», come lui lo ha definito, sicuri che, già fino a qui, per noi Manuel una grande battaglia l’ha già vinta, quanto meno rispetto ad altri ragazzi che hanno scelto di combattere sul lato “sbagliato” della vita. Sarebbe bello poter recuperare anche questi figli perduti, raccontando loro che la vita si può e si deve vivere in un altro modo, che i soldi e il potere non hanno lo stesso valore della dignità e della bellezza di una vita vissuta nell’onestà e nel vero coraggio. Riconquistarli è difficile, lo sappiamo, senza una loro reale e profonda volontà, quella stessa reale e profonda volontà che Manuel Bortuzzo sta impiegando per dare «tutto, tutto, tutto quello che ho per tornare tra di voi il prima possibile perché veramente qua ci voglio rimanere poco» . Ti aspettiamo Manuel!