K. Rowling è probabilmente l’autrice che più ha venduto nella storia, considerando, peraltro, che la saga di Harry Potter è relativamente recente, visto che il primo volume è stato pubblicato in edizione originale soltanto nel 1997. Robert Galbraith è un onesto scrittore di romanzi gialli del quale è appena uscito il quarto titolo che ha come protagonista un ex veterano di guerra, Cormoran Strike, diventato nel frattempo investigatore privato. Due mondi apparentemente distanti e distinti che, però, si incontrano nella stessa persona: Robert Galbraith, infatti, non esiste, non è di questo mondo, ma semplicemente è l’alter ego maschile della succitata Rowling che ha provato a rimettersi in gioco in campo editoriale. Del resto, ripercorrendo la storia della madrina di Harry Potter, torna un aspetto interessante, quello della difficoltà della stessa di riuscire ad affermarsi in un contesto, nel quale, troppo spesso, le donne vengono pubblicate se scrivono di determinati argomenti. Una cosa non nuova, peraltro. La letteratura dell’800 narra diversi casi nelle quali le scrittrici sono state costrette ad inventarsi un loro diverso maschile per poter pubblicare. Frankestein è probabilmente uno dei romanzi più nuovi del secolo; per il tema trattato, l’uomo che vuole farsi Dio, andrebbe riletto ancora oggi, tanto è attuale. Eppure, l’autrice Mary Shelley si è firmata spesso con il nome del marito. Le sorelle Brönte, a loro volta, si inventarono tre alter ego maschili, diventando i fratelli Bell.