A lanciare l’allarme è Coldiretti: l’olio extravergine d’oliva italiano è in pericolo. Gli effetti del cambiamento climatico ne stanno danneggiando la produzione. Ciò a ripercussioni inevitabili sulle vendite: approfittando del crollo della produzione italiane, gli oli provenienti dall’estero – dalla Tunisia, in particolare – stanno conquistando sempre più spazio. Secondo lo studio “Salvaolio”, il raccolto di quest’anno è pressoché dimezzato attorno ai 200 milioni di chili, uno dei valori più bassi di sempre. Le responsabilità vanno addebitate ai freddi dello scorso inverno ha compromesso 25 milioni di ulivi. Tra le regioni più penalizzate c’è la Puglia, dove si realizza la maggioranza dell’olio italiano e si contano 90 mila ettari di uliveti senza produzione, un taglio di circa due terzi del raccolto e un equivalente di 1 milione di giornate lavorative perse. La Coldiretti sottolinea che la produzione spagnola stimata quest’anno in 1,6 miliardi di chili è superiore di oltre sei volte a quella nazionale che potrebbe essere addirittura sorpassata dalla Grecia e dal Marocco. Per la prima volta nella storia. Con il crollo dei raccolti, le importazioni di olio di oliva sono destinate a superare il mezzo miliardo di chili. Con quali risultati? Sul mercato nazionale più di 2 bottiglie su 3 conterranno prodotto straniero. Nel 2018 gli arrivi di olio dalla Tunisia sono aumentati del 100% e potrebbero crescere ancora se l’Ue rinnoverà l’accordo per l’ingresso di contingenti d’esportazione di olio d’oliva a dazio zero per 35mila tonnellate all’anno scaduto il 31 dicembre 2017, oltre alle 56.700 tonnellate previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, in vigore dal 1998.