Lavorava presso la ditta appaltatrice Pitrelli, presso lo stabilimento Ilva di Taranto, Cosimo Martucci l’operaio di 48 anni rimasto ucciso, travolto da un tubo d’acciaio che stava caricando su un camion dopo i lavori di smontaggio di una canna fumaria nel reparto agglomerato.
Questo è il secondo incidente mortale nel 2015 che si verifica nello stabilimento pugliese. L’Ilva ha aperto un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità e ha sospeso cautelativamente le attività del cantiere in cui operava l’impresa in attesa che le indagini chiariscano quanto accaduto.
“Di fronte a simili tragedie – ha spiegato il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone -, occorre guardare in faccia la realtà: in Italia, e non solo, si muore e ci si ammala sul lavoro, perché la sicurezza e la salute non vengono valutate concretamente come indici di civiltà, di crescita e di progresso di ogni Paese”.
Cordoglio e vicinanza ai parenti della vittima è stata espressa dal segretario generale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera che ha richiamato con urgenza “alla necessità di intensificare le misure a tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, evidentemente ancora non sufficienti. Serve un impegno proattivo da parte delle istituzioni, a partire dalla promozione di maggiori controlli e ispezioni sul territorio, che invece sono a rischio riduzione a causa delle norme del Jobs Act, così come bisogna incentivare la prevenzione nei luoghi di lavoro e nelle scuole, dove si formano lavoratrici e lavoratori di domani”.
Il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, si appella al Governo: “occorre impartire, anche attraverso decreto legge se fosse necessario, direttive al management dell’Ilva per assicurare
sicurezza del lavoro per chiunque valichi i cancelli della fabbrica. Visto che la magistratura – non ha più potere di immediato sequestro preventivo degli impianti insicuri, occorre che sia la legge stessa a sostituire i poteri della magistratura che sono stati affievoliti, impartendo regole di comportamento a chi attualmente ha l’onere di gestire la fabbrica per conto del governo”.
Secondo Capone uno dei problemi è legato alla “semplificazione in questa delicata materia, così come al riordino dei servizi ispettivi in chiave di risparmio che rischiano di produrre un pericoloso ridimensionamento delle professionalità e delle azioni deputate al controllo e alla prevenzione”.
A luglio l’Inail aveva certificato che nel 2014 sono state controllate 23.260 aziende e l’87,5% è risultato irregolare. Dati che per il segretario generale dell’Ugl non vanno dimenticati e che dimostrano come “a livello europeo siamo ancora lontani nel raggiungimento di standard comuni nelle politiche di prevenzione e questo, per noi dell’Ugl, resta un indice di inciviltà”.

Ilva di Taranto

Ilva di Taranto