di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Per molti di noi questi sono giorni di festa, ma alcuni li vivono, invece, con tristezza. Fra coloro che non possono rallegrarsi, il Sindacato ha il dovere di ricordare i caduti sul lavoro. Anche quest’ anno, solo considerando chi è deceduto nel compiere il proprio lavoro, senza conteggiare gli infortunati che hanno riportato lesioni pure gravissime o danni permanenti, il numero dei morti sul lavoro è impressionante. Ai 700 che hanno perso la vita nel luogo di lavoro dobbiamo aggiungere i caduti in itinere, raddoppiando la cifra ed arrivando a 1450 persone, questi i dati forniti dall’Osservatorio Indipendente di Bologna, un ente che considera anche i lavoratori in nero, che sono una triste realtà, come ci ricorda il drammatico caso accaduto poche settimane fa in Trentino. Un numero inaccettabile di vittime. L’Ugl, nell’anno appena trascorso, che segna il decennale dall’approvazione del Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro, ha dedicato l’attività sindacale proprio a questo tema, attraverso un’iniziativa itinerante dal titolo “lavorare per vivere”, con tante sagome bianche quanti i morti sul lavoro, a rappresentare plasticamente la conta delle vittime. Un’iniziativa portata in moltissime piazze a partire dalla manifestazione di Roma del Primo Maggio, nel tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica, le aziende e la politica a fare di più, perché, evidentemente, se i caduti sono ancora così tanti, quanto fatto non è sufficiente. Sappiamo che questa situazione è stata determinata anche dalla crisi, che ha costretto molte aziende a risparmiare, a contrarre i costi e le spese, mettendo, però a repentaglio la sicurezza dei propri lavoratori. Una crisi che costringe a minori investimenti in attrezzature, ma anche ad assumere precari, più esposti agli incidenti in quanto meno esperti. Non è certo una scusante. Occorre che la politica, però, trovi il modo di rendere non solo obbligatoria, ma anche più conveniente la sicurezza. E per chi non si vuole adeguare pensando solo al profitto, controlli più diffusi – dovrebbe essere pubblicato a breve il bando del concorso straordinario che dovrebbe portare all’assunzione di 300 nuovi ispettori del lavoro nel 2019, con poi altri 300 nel 2020 e 100 nel 2021 – sanzioni severe, e, soprattutto, diffuse: non pene esemplari per pochi, ma certe e per tutti quelli che non rispettano la legge. La presenza di lavoratori anziani è un altro noto problema, dato che la minore prestanza fisica legata all’età può causare incidenti, e per fortuna molti di essi ora potranno finalmente andare in pensione. Molto è stato fatto, ma moltissimo bisogna ancora fare al fine di rendere il lavoro veramente sicuro, per far sì che non ci si debba trovare nella condizione di dover scegliere tra lavorare e vivere, perché, come dice il nostro slogan, si lavora per vivere e non il contrario.